Friday, September 5, 2008

Bilico


preso anche questo assieme a quello sotto..
ricordavo di averne sentito parlare.. il titolo non mi era nuovo..
ma forse perché per me il "bilico" è il camion dei pomodori davanti alla Colombani..

-Frasette-
E va bene, sottolineiamo l'ovvio. "La vittima è morta per il dolore. Non gli ha retto il cuore. Non ci sono altre cause conosciute.

Quale che fosse la carneficina che le si presentava davanti, che fossero uomini, donne, bambini o pezzi degli uni o degli altri, Giuditta Licari non distoglieva lo sguardo. (...) non provava nemmeno un sussulto di empatia per lo strazio a cui assisteva, non ricollegava la scena alla sua causa diretta: urla, dolore, paura.
Delirio. Crudeltà. Per lei erano concetti astratti. C'erano dati da riportare.

Non era "diventata così da", come molti colleghi sostenevano, cercando di dare una dimensione umana alla sua assoluta estraneità. Era sempre stata così.

Una vita dedicata allo studio prima e al lavoro poi, qualche sporadica relazione, un appartamento ed un'auto di proprietà, quarantun'anni dichiarati. Eppure molti dei suoi colleghi sarebbero stati pronti a giurare che Giuditta Licari non avesse mai vissuto, nemmeno un giorno della sua vita.
Naturalmente avevano torto.

Giuditta, quindici anni compiuti a marzo, comprese allora quale sarebbe stata la sua materia di studio per il resto della vita: gli altri.

Miglio non si faceva domande.

"Lui non uccide per le vittime. Non uccide per noi né per un ipotetico pubblico. Uccide per se stesso o per se stessa. (...) Lo fa perchè gli piace. O le piace."

"Di' la verità. Tu pensi che sia un uomo."
"Diciamo che qualcosa me lo fa sospettare."
"Cioè?"
"La mancanza di prove che sia un uomo."

... il collega che aveva toccato con lui i 210 km orari sulla Saab di servizio e nel contempo aveva ritrovato una fede fervida, ...

La facilità di essere qualcun altro nascondendosi dietro l'esile sagoma di un led l'aveva solleticata non appena era scoppiata la moda della chat line.

... due che non si conoscevano e non si sarebbero mai conosciuti, pur essendo sposati.

Giuditta scommise che lei avrebbe ceduto.
E perse. Cinque minuti dopo lei uscì dall'auto sbattendo la portiera e si allontanò in un flamenco di tacchi. Giuditta provò un moto di trionfo. Adorava sbagliarsi. Non accadeva quasi mai, ma la scoperta che c'era ancora ragione di indagare, ancora qualche variabile da imparare, sfumature da approfondire, la ripagava della sua perpetua ricerca, colmandola di nuova curiosità.


E se una donna ti stira i pantaloni con la riga ma non ti gratifica vuol dire che la consideri inferiore a te e che pensi di meritare di meglio. E cerchi di meglio. E quindi sei qui.
(in un locale per scambisti)

Non aveva mai alzato un dito su di lei, non con l'intento di picchiarla. Ma la torturava da sempre. Di colpo si sentì molto stanca.
"Senti, Alessandro, perché non mi ammazzi e la facciamo finita?"


... stava esaminando le foto di un cranio di donna che aveva conficcata, esattamente nel mezzo, un'ascia. Si stava chiedendo come il marito, allora latitante, potesse essere stato così preciso nel pieno di un raptus di gelosia.

Giuditta non aveva mai saputo spiegarsi perchè avesse resistito così a lungo a quelle torture psicologiche e fisiche, anche se in negazione: non parlare, non toccare, non fare non sentire. Non essere.

"Mi ami?"
Il "si" rimase arenato nel suo respiro. Se l'avesse detto sarebbe stata la fine. La gabbia si sarebbe chiusa e la chiave sarebbe andata distrutta. Dal momento in cui avesse pronunciato quella parola, lei sarebbe appartenuta ad Alessandro Amadei, per un sempre, luongo o breve che fosse, che sarebbe corrisposto all'inferno.

"Miglio, me lo spieghi come fai ad essere tanto entusiasta alle sei del mattino con un cadavere squartato che ci aspetta?"

Giuditta non sopportava l'ostentazione di sicurezza della Ambrosini, e la Ambrosini non sopportava che la sicurezza di Giudutta non necessitasse di ostentazione.

pag 63-64


Giuditta aprì la bocca, e 14 anni di studi universitari e di specializzazione gliela richiusero immediatamente.

"La fedeltà quando è un sacrificio è peggiore di qualsiasi tradimento."

(Miglio) fece qualcosa che non aveva mai fatto in vita sua: cominciò a porsi domande.

Quella notte lei e Alessandro si ascoltarono tacere molto a lungo.

A Giuditta sembrava di essere un giocatore di scacchi russo alle prese con venti partite alla volta.

pagina 100

Giuditta tacque. Riflettè sul fatto che in effetti si sentava più a suo agio scrutando in un pancreas aperto da una fucilata che con quel ragazzo che poteva essere suo figlio.

"Io sogno che qualcuno mi prenda in braccio, su una poltrona, mi stringa forte, mi culli dondolando avanti e indietro e continui a ripetermi -va tutto bene, non è successo niente, non fa male, penso a tutto io-"
"E lei sa qual'è il mio sogno?"
"Quale?"
"Sedermi su quella poltrona."
Si sorrisero.

"Ho letto di una pianta che ha testimoniato ad un processo in America, non è buffo? Le hanno applicato dei sensori e quando è entrato l'assassino la pianta è svenuta."

"Dottoressa Licari , mi lascia parlare?"
Non chiedo di meglio."

Sia indulgente se la mia sensibilità ne viene toccata.

"Giuditta Licari, Non le dico -piacere- perchè sarebbe ipocrita, date le circostanze."

"Dottoressa si calmi..."
"SI CALMI UN CAZZO!!"



Titolo: Bilico
Autore: Paola Barbato
Editore: BUR Bibblioteca Univ. Rizzoli (Collana Narrativa)
Periodo: 2007 (edito nel 2006)
Pagine: 319
Prezzo: € 8.50 (credo di averlo pagato 4 euro.. domani controllo
controllato.. l'ho pagato 3€)



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