Wednesday, December 31, 2008

Quello che ti Meriti


Per il mio viaggio in Perù ero partita con 4 libri da casa... Avventure mi aveva anche regalato una pubblicazione sul Perù.. e mettiamoci pure la guida della LenelyPlanet..
a parte la Lenely, non ho letto nulla di quello che mi ero portata dietro..
Alla "Posada dell'Inti" di Cuzco, ho trovato questo libro.. ho "distrattamente" cominciato a leggerlo.. e ho deciso di portarmelo in Italia..

E' una bella storia incasinata ma cmq molto scorrevole e non ci si perde tra tutti i nomi e tutti i personaggi (malgrado i nomi da mobile Ikea non aiutino..)

Allora.. c'è Vik che è psicologa e avvocato (ma non ha mai esercitato) che sta facendo una ricerca su casi giudiziari che hanno ricevuto molta attenzione da parte della stampa e altri che non ne hanno ricevuta affatto.
Un'anziana signora le racconta del caso di un tipo, accusato dello stupro e dell'uccisione di una bambina, accusa per la quale si è fatto 9 anni di prigione prima di venir liberato e di sparire in america.
Intanto Emilie, una bambina di 9 anni, viene rapita. Poco dopo è un bimbo di 5 anni a sparire. Solo che questo riappare cadavere dopo qualche giorno nella cantina dei genitori.
Un investigatore vecchio stile, Stubo, chiede a Vik di aiutarlo nelle indagini, stilando un profilo del pazzo rapitore.
Vik (madre di una bambina con un ritardo mentale) inizialmente non se la sente e vuole rimanere fuori da questa storia, continuando ad investigare su quella strana storia vecchia di decenni.. ma alla fine il suo amore di madre la fa capitolare.

E via... è tutto un gran buttar su di personaggi: Vik parte e va in america a cercare Aksel Seier, quel tale accusato (pare) ingiustamente; poi sparisce un'altra bambina il cui cadavere il pazzo cerca di far recapitare alla madre attraverso un corriere, chiudendola in un pacco; un poveraccio viene sorpreso a farsi una sega nel posto in cui era sparita Emilie, viene massacrato di botte (gli spezzano un braccio), incarcerato e scarcerato, tenta poi di rapire un bambino.. braccato, si da alla fuga in mezzo ai boschi, cercando di raggiungere la Svezia.
E ancora.. Vic continua a cercare persone che negli anni '50 avevano avuto a che fare con l'omicidio della piccola, ed arriva alla famiglia di un noto scrittore norvegese, figlio di un noto avvocato. Pare che lo scrittore possa essere stato, assieme al classico sandrone scemo, il vero assassino della bambina (ma alla fine si scopre che l'assassino invece è il fratello defilato del noto scrittore).
Stubo avanza con il vecchio sistema nelle sue indagini: fa scrivere ai genitori dei piccoli tutti i nomi delle persone che conoscono e vede se ne esce uno in comune.. ed un paio, in effetti, escono.. ed uno, guardacaso, è quello buono: Karsten Asli (di padre ignoto e un figlio sottrattogli dalla moglie che è sparita)
Ed esce anche (grazie all'intuizione del medico che aveva effettuato le autoposie sui piccoli) il sistema che il pazzo ha trovato per far morire i bambini senza lasciare tracce: un'iniezione di potassio nella tempia.

il finale, secondo me.. è davvero tirato.. e mi ha ricordato un po' la Reich e le sue coincidenze...
Stubo va a casa di Karsten e "sente" che Emilie è li, ma non puo' fare nulla..
Aksek Seier vende tutto e torno in Norvegia dalla donna che aveva sempre amato e che sta per morire.. e conosce finalmente suo figlio.. (colpo di scena) Karsten Asli.
Karsten pero' è in ospedale che sta morendo..
Il famoso segaiolo in fuga aveva rubato una mazda e stava guidando come un pazzo inseguito dagli elicotteri delle tv nazionali e dalle auto della polizia e, nella sua folle corsa, si era andato a schiantare conto un'altra auto, guidata da Karsten. Morto il primo, gravissimo il secondo, Stubo corre con Vik a casa del pazzo e riesce a trovare la piccola Emilie..


-Frasette-
"Ho solo settant'anni" sospirò, "Ma mi sento così vecchia"

"Ho il diritto di pensarla così"

"A te vanno bene i tipi come Isak. Dolci, piccolini e meno intelligenti di te."

"Se trovo il tempo... "
"Tu il tempo ce l'hai, ragazza mia. Alla tua età hai tutto il tempo del mondo."

Sua madre era gentile. Troppo gentile. Sua madre era a capo di un esercito al servizio del bene...

Sua madre era una diplomatica nata. Era quasi incapace di formulare una frase che espimesse realmente quello che voleva dire.
Tuo padre è in ansia per te
significava Sono preoccupata a morte.
Marie è splendida in questo periodo
era la maniera con cui sua madre le diceva che lei sembrava un sacco della spazzatura.


Titolo: Quello che ti meriti
Autore: Holt Anne
Editore: Einaudi (collana Einaudi. Stile libero big)
Periodo: 2008 (cmq credo che sia stato edito in norvegia nel 2001)
Pagine: 422
Prezzo: € 16.80 (trovato a Cuzco, in Perù, e portatomelo a casa gratis)

Sunday, December 7, 2008

Dei bambini Non si sa Niente


Preso sempre a CdC.
Non dovevo, visto gli acquisti sempre qui di qualche giorno prima e i 6 volumi dell'Emmaus..
ma avevo preso 5 euro di mancia il giorno prima.. mi andava di convertirli in carta.
(quante scuse....)

E' un libro "pesante".. i "giochi" dei bambini in età prepuberale..
faccio fatica a riassumerlo.. l'ho trovato bello da un lato, perchè so che sono cose che succedono, i primi amorini, gli stoccacciamenti.. ho trovato "delicati" i modi di descrivere dell'autrice.. la mia unica perplessità, in quanto libro d'esordio, è che sfrutti un argomento così spinoso e delicato per pura furbizia.

deliberatamente copiaincollo da IBS:

Questo romanzo di una esordiente racconta la storia, tutta vista dall'interno, di un eden infantile, dove anche il sesso è innocenza, che si corrompe progressivamente attraverso l'irruzione della perversione degli adulti con foto sempre più spinte. E' il bambino più grande del gruppo, il tirannico Mirko, a introdurle nei giochi che si tengono in un capannone di periferia.

recensione di Argentieri, S., L'Indice 1997, n.11
"Ambiente di periferia, sul confine fra città e campagna, in un mare di granturco, in un paese emiliano che si chiama Granarolo. Nei lunghi pomeriggi delle vacanze estive cinque ragazzini, maschi e femmine, tra i quali è dominante il quattordicenne Mirko, fanno gruppo, s'appartano e, guidati dalle riviste pornografiche che Mirko procura, s'addestrano al sesso e alla crudeltà. Per concludere, qualcuno deve morire; tocca a Greta, impalata con il manico di una racchetta da tennis. Questa è la storia che Simona Vinci racconta nel romanzo d'esordio, uscito nella collana "Stile libero" di Einaudi. Abbiamo chiesto a Simona Argentieri, psicoanalista, di commentare il libro e le reazioni che ha suscitato".È trascorso un secolo da quando Freud traumatizzò i contemporanei con le sue lucide rivelazioni sulla sessualità infantile. Ma - come testimoniano alcune reazioni all'opera prima di Simona Vinci - l'argomento suscita ancora resistenze e scandalo. Ma la polemica parte da un equivoco, perché ciò di cui il libro ci parla non è la sessualità e neppure la violenza, ma la solitudine dei bambini, che si trovano a vivere non solo (come aveva profetizzato Mitscherlich negli anni sessanta) in una società senza padri, ma in una società senza adulti.Da allora si sono ormai avvicendate due generazioni, che dalla repressione ottusa del passato sono approdate - scambiandola per libertà - alla latitanza normativa e protettiva verso i figli, segnando una mutazione psicologica profonda, forse irreversibile. Così bambini precoci, senza costrizioni e senza conflitti, divengono eterni adolescenti, inadeguati a loro volta a svolgere le funzioni genitoriali; la difesa precipua della nostra epoca è quella regressiva dell'indifferenziazione (tra i sessi, le età, i ruoli...), in un clima di povertà di affetti e passioni che non consente di sciogliere i nodi evolutivi.È questo il mondo di Martina, Greta e Matteo, dieci anni, che vanno a scuola, giocano in cortile alla guerra nucleare, tornano a casa puntuali per l'ora di cena in famiglie normali. ("Martina mangia senza fiatare. Non parlano molto neanche i suoi, sembrano stanchi").Nella loro vita i "grandi" non sono il papà e la mamma, ma altri ragazzini con quattro o cinque anni in più, che "sanno le cose" e sono i detentori dei "segreti" e delle "regole". Tra di loro, nei reciproci corpi cercano il confronto, il senso del limite, in giochi proibiti senza consapevolezza, ma anche senza innocenza. I gesti della sessualità hanno ben poco a che fare con l'eros; sono piuttosto l'espressione del bisogno primitivo del contatto tra "gattini fratelli". Anche nel momento incontrollato ed estremo del delitto, sembrano mettere in scena una sorta di "rito di passaggio" autarchico e fallimentare, segnato dall'impossibilità di evolvere dal livello sensoriale al livello simbolico per costituire di senso le esperienze, compresa quella della violenza e della morte.La giovane autrice è maestra nel coniugare la tenerezza con l'orrore; tuttavia la parte finale del libro, dove si consuma una tragedia assurda e continuamente annunciata, è quella che mi ha meno interessata. Ho trovato invece notevole la capacità di Simona Vinci di raccontare la quotidianità, la banalità dei giorni, con uno stile scarnificato e acutissimo (il "primo piano" delle unghiette di Greta, "colorate di rosso scuro, scheggiato", mi sembra molto più efficace delle scene "pulp").I suoi personaggi sono rappresentanti fedeli delle giovani generazioni, il cui mondo interno si articola secondo un registro più di sensazioni che di emozioni. Così la sua scrittura trascorre continuamente dalla descrizione degli stati d'animo a quella del paesaggio, in una equivalenza di impressioni e di immagini ("La notte era piena di buchi...").Le cose inanimate - stoviglie, scarpe, giocattoli - vengono in soccorso per illustrare la condizione interiore che non si sa né riconoscere, né dire. Ci sono pochissime lacrime in questo libro, poco sangue, e invece tanti odori - di piedi, di erba, di cibo - e sudore che gronda quasi da ogni pagina, a esprimere l'eccitazione come la paura, l'ansia come la disperazione. Certo la fatica di Simona Vinci - fin dal titolo - non ha niente di ingenuo, né di semplice. È anzi intenzionale e consapevole sia nello sviluppo narrativo che nello stile. Forse è questo che le ha inimicato la simpatia di molti lettori, non necessariamente ipocriti o bigotti. Indubbiamente è sgradevole, ma mai volgare; costruito, ma sincero. Una delle bambine, dopo "la prima volta", torna a casa "con la sensazione (...) di aver perso qualcosa, di aver dimenticato qualcosa e di non poterci fare assolutamente niente. Tutta quella campagna intorno e quella cosa dimenticata, o persa". Anche noi - Simona Vinci ce lo ricorda - abbiamo perduto qualcosa: l'infanzia come luogo idealizzato di proiezione delle nostre parti incontaminate, serene e innocenti; e anche la speranza di poter elaborare secondo l'antica catarsi le infinite tragedie del nostro mondo moderno, perché troppe volte manca - a grandi e piccoli - il presupposto essenziale dell'assunzione della colpa.






Titolo: Dei bambini non si sa niente
Autore: Simona Vinci

Editore: Einaudi (Collana Einaudi Stile Libero)
Periodo: 1997
Pagine: 176
Prezzo: Lire 14.000 - € 7.23 (Pagato € 3,00 a CdC)

Tuesday, December 2, 2008

L'Oscura Immensità della Morte


A sto giro, all'Emmaus, avevano dei prezzi eccezionali.. i vestiti (finalmente) di nuovo a 1 e due euro.. e i libri pure!!
ho comperato 3 carlotto, un aldo nove, l'eleganza del riccio e il vecchio "amabarabà" di culicchia da regalare al barese. con i loro prezzi erano a 15 euro.. me ne ha fatti pagare 8.. così si fa!!
Questo libro è bellissimo.. l'ho fulminato in una notte e un pomeriggio.
BELLOBELLOBELLOBELLOBELLOBELLO
mi ha stupito in un sacco di momenti.. i personaggi facevano sempre cose che non mi sarei aspettata, senza cadere nel banale o nello spettacolare e rimanendo sempre "esseri umani" in tutta la loro (tanta e troppa) miseria.
davvero un bellissimo libro.

6-7 pagine di prologo ci raccontando di una rapina finita male. I rapitori, strafatti di coca, scappano da una gioielleria col bottino sottobraccio e s'infilano in un'utilitaria guidata da una donna, con il figlio di 8 anni sul sedile posteriore.
Accerchiati dagli sbirri, uno dei due sbrocca e spara al piccolo, uccidendolo. La madre, stravolta dal dolore, si mette ad urlare che vuole morire anche lei.. un colpo di pistola in pancia la zittisce.
I due rapinatori in fuga a piedi. Uno ce la fa, l'altro finisce in un vicolo cieco. Deve decidere se arrendersi o morire. Decide x la resa.
Non rivelerà il nome del complice ma lo accuserà di essere stato lui a sparare. Per questo si beccherà l'ergastolo.


Da questo punto in poi sono passati 15 anni e il racconto è narrato sempre in prima persona, alternata dai due protagonisti di questa storia: Silvano Contin, marito e padre delle due vittime, e Raffaello Beggiato, l'ergastolano.

Silvano dalla tragedia non si è mai ripreso: ha smesso di fare il rappresentante di vini e ha rilevato il "Tacco Svelto", una piccola attività dove risuola scarpe e riproduce chiavi, lontano da tutto, dai pensieri dei suoi cari e dalla vita.

Un giorno riceve una lettera di Raffaello. Questo è malato e chiede a Silvano di perdonarlo e di permettergli di uscire di prigione per morire da uomo libero.
Andranno anche un prete e una volontaria a chiedergli la stessa cosa, ma Silvano non è del parere.
Va in carcere per parlare con Raffaello e cercare quel pentimento che non trova.
Intanto, Raffaello spera di poter uscire. Non ha mai fatto il nome del complice, e le regole della malavita sono chiare. Fuori lo aspetta la sua metà del bottino, che erano un sacco di soldi. Con quelli e con un passaporto falso, appena fuori scapperà in Brasile. Ma questo solo se Silvano lo perdonerà, altrimenti per lui sarà l'ospedale del carcere, a far chemio e a prendere insulti dalle infermiere.
Fermo sulla sua decisione, Silvano ha pero' un lampo nella mente: il suo perdono contro il nome del complice.
Raffaello non molla.. ma a mollare per lui è la madre. Scoperto il complice e rovinato il piano di fuga del figlio, questi starebbe a casa con lei, che lo aspetta da 15 anni.
La donna fa il nome e Silvano scrive la lettera del suo "perdono" ai giornali locali.
Siviero Oreste è il nome del complice. E' facile per Silvano trovare la sua abitazione e la sua attività, una lavanderia, dove lavora con la moglie Daniela.
Due persone comuni, con una vita comune. Ma casa, macchina e arredi molto costosi per due persona che lavorano in una lavanderia.
Silvano comincia ad imbastire una relazione con la volontaria del carcere, Ivana Stella, e intanto segue Oreste in ogni suo spostamento fino ad arrivare a farsi riconoscere.
Una sera va in casa dei coniugi Siviero: da ordine a Daniela di andarsi a vestire "come si deve", Oreste prova ad offrirgli dei soldi, ma non sono quelli che Silvano vuole. Visto che gli è stata portata via la moglie, vuole la moglie di Oreste.
Questi risponde che preferisce andare in galera, ma è lei ad accettare. Daniela era all'oscuro del passato del marito, ma lo difende animosamente.
Silvano vuole anche sapere quando uscirà Rafaello, e quando questi si metterà in contatto con la coppia.
Quando lui lo vorrà, Oreste andrà al lavoro e Daniela lo aspetterà a casa; e questo fa subito il giorno seguente, presentandosi a casa dei due, va a letto con Daniela, la sodomizza in maniera cattiva, ma lei non sembra sconvolta più di tanto;
"Tuo marito ti fa fare la puttana pur di risparmiarsi il carcere"
"Facevo pompini nel retro del negozio per arrotondare, e comunque non lo faccio solo per lui. A 43 anni non sarei in grado di sopportare le conseguenze del suo arresto. Perderi tutto, casa, negozio, rispettabilità. Venire a letto con lei è veramente il male minore."
Silvano continua a flirtare con Ivana Stella, seducendola con la sua "sensibilità da caso umano".
Poi arriva la chiamata. Raffaello quella sera andrà dai Sivieri. Silvano va per primo a casa dei due, manda Daniela a farsi un bagno e ricopre una stanza di teli di plastica per tinteggiare; appena lei ritorna dal bagno, la colpisce alle gambe con un piccone e continua a colpirgliele finchè lei non sviene. Quando si riprende, le chiede "hai già visto il buio?".. questa chiama la madre.. e lui la colpisce nuovamente per stordirla senza ucciderla. Quando arriva Oreste con i soldi e il passaporto falso, Silvano lo colpisce alla testa e questi sviene. Silvano gli spacca la spina dorsale a colpi di piccone, lo carica in spalla e lo porta nella stanza con la moglie. Con un po' d'acqua sveglia prima lui poi lei.. "Non l'ho ancora ammazzata, volevo che tu la vedessi morire".
E poi uccide entrabi. Carica i corpi sul suv di lui, ripulisce la casa, porta i cadaveri in discarica dove li seppellisce sotto pochi metri di patume, poi abbandona l'auto da qualche parte e se ne va con i soldi e il passaporto falso. Dopo tutto questo, va a casa di Ivana Stella e fa l'amore con lei.
Intanto Raffaello è fuori, non trova Oreste, non ha soldi e non sa cosa fare.
Torna dalla prostituta che era la "sua donna" prima che venisse arrestato e da lei ha un po' di conforto umano, che non è solo sesso ma affetto sincero.
Silvano segue la cronaca locale sui giornali. Dopo 4 giorni appare la notizia della scomparsa dei due, qualche giorno dopo viene ritrovato il suv, poi la porta di casa viene forzata... ma la polizia "brancola nel buio"..
Silvano è tranquillo fin quando gli arriva l'Ispettore Valiani a fargli delle domande.
Gli mostra molte foto che lo ritraggono davanti alla lavanderei di Oreste. La polizia stava tenendo sotto controllo il negozio degli africani li a fianco, e lui c'è finito in mezzo. Controllando le sue transazioni bancarie, si scopre che il giorno prima della scomparsa dei due, Silvano aveva comperato teli di plastica, piccone e badile.
Valiani lo pressa, Silvano ha un alibi, era con Ivana Stella.
L'ispettore va ad interrogarla e lei se ne risente: come ha potuto, Silvano, metterla in mezzo e raccontare ad altri i propri interessi? Silvano la schernisce, le da della frigida e altre simpatiche cose.. Con una grande dignità, anche Ivana Stella come Daniela, gli tiene testa e lo fa sentire una merda.
Il cerchio si stringe sempre di più attorno a Silvano. Sul soffitto di una stanza dei coniugi viene trovato del sangue misto a materia cerebrale.
Ma una sera, mentre rientra in casa, trova Raffaello seduto sul divano. Gli è entrato in casa scassinandogli la porta. Un dialogo assurdo tra i due, dove Raffaello domanda e Silvano risponde:
"Capisco uccidere Oreste, ma la moglie che c'entrava?"
"Era complice. Erano bestie, come te"
"Ti rendi conto che sei un assassino?"
"Tu sei un assassino, io sono stato il boia"
"Vuoi uccidere anche me?"
"No, ci penserà il cancro"
"Come li hai uccisi?"
"A bastonate?"
"E che ne hai fatto dei corpi"
"Li ho sepolti nella discarica, vicino alla tangenziale".
Ancora brevi pagine con i sentimenti dei due... Silvano che pulisce la tomba della moglie e del figlio, Raffaello che senza soldi e con questa rivelazione, vuole solo mettere "fine" a questa storia.
Lo farà autoaccusandosi dell'omicidio dei coniugi, salvando Silvano dal carcere, tornandoci lui per morire qualche mese dopo.
Giorgia Valente, la "donna" di Raffaello che era stata anche la "donna" di Silvano lo va a trovare al "tacco svelto" per urlargli di non sprecare la seconda possibilità che Raffaello, col suo gesto, gli aveva offerto... e Silvano lo fa, mettendo la sua foto sul passaporto falso, andando a vivere in martinica dove non è più "l'uomo a cui hanno ammazzato la moglie e il figlio".

-Frasettine-
Toccava solo a lui decidere se ptradire o pagare per tutti e due.

Tutti , indistintamente, desideravano che mi ricostruissi una vita. Non ci ho nemmeno provato. (...) Ero Silvano Contin, marito e padre di due vittime del crimine. La città non avrebbe mai perdonato il mio ritorno alla vita.

"Datti da fare, prete. Fai qualcosa di utile anche per le vittime invece di aiutare gli assassini."

"Vuoi che ti aiuti ad uscire di galera dopo che mi hai ammazzato moglie e figlio e non posso chiedere nulla in cambio?"

"Non era giusto che Oreste Siviero vivesse la mia realtà, quella che mi spettava di diritto. La sua se l'era costruita distruggendo la mia. (...) era l'unico che ci aveva guadagnato qualcosa. Io, Raffaello e sua madre eravamo i fottuti. Io più di tutti."

"... chiedo solo di essere lasciato al mio dolore, che non intendo più condividere con nessuno e tantomeno trasformarlo in notizia o spettacolo. Noi parenti delle vittime innocenti meritiamo solo un silenzioso rispetto."

E io avevo la possibilità, prima di mandarlo in galera per tutta la vita, di fargli capire cosa fossero il dolore, l'angoscia, lo smarrimento. Il resto l'avrebbe capito poi.

"Posso darle 250.000 euro. La metà della parte di Beggiato."
"Vuoi pagare il mio silenzio con una parte dei soldi del tuo socio. E tu non ci rimetti il becco di un quattrino."

I rapporti tra moglie e marito non sarebbero più stati gli stessi. Diviero li aveva costruiti sulla menzogna, e ora lei non solo doveva fare i conti con la realtà di vivere con un pluriomicida ma era costretta a pagare una parte del conto per salvarlo. (...) L'uomo che aveva sposato aveva ucciso un bambino e la sua mamma e lei era pronta ad aprire le gambe a un perfetto sconosciuto pur di evitargli il carcere. Allora peggio per lei.

Ero deluso. La donna di Siviero si piegava al ricatto ma lottava per conservare la sua identità. L'avevo inculata con cattiveria, ma per lei non era stato altro che un prezzo da pagare per limitare i danni. Nulla a che vedere con la devastazione della mia vita, il dolore e l'angoscia che avevo conosciuto in quei 15 anni.
Per lei e quell'assassino di suo marito non rappresentavo altro che un problema da risolvere. Poi la vita sarebbe continuata, anche se diversa da prima. La differenza tra me e loro stava proprio li. La mia esistenza era chiusa per sempre dall'oscura immensità della morte.

La galera non sono gli anni. E' tutto quello che ti costringono a patire e non sta scritto in sentenza.

Il marito l'aveva lasciata per una donna più giovane. Ma non più bella, tenne a sottolineare.

"Raccontami qualcosa di te" (...)
A quella cretina piacevano i casi umani e io ero un esemplare di razza. Mi basto dire quattro banalità per conquistarla.

Ma io non perdonavo nessuno. (...) Ivana Stella, anche lei, certo. Nessun "volontario" si era fatto vivo per aiutarmi quando annaspavo avvolto nell'oscurità. Tanto meno la signora Tessitore che andava a soccorrere i poveri carcerati. E adesso mi trovava speciale.

Gli ho ammazzato moglie e figlio. Non posso toccarlo. Si sta solo vendicando. Lo farei anche io. Ma da uomo, però. Pistola o coltello. Lui è troppo crudele. E vigliacco. Prendersela con me è troppo facile.

Sessualmente quella donna era un disastro. Sapeva solo tenere le gambe aperte e ansimare con una certa partecipazione. Con crudeltà la costrinsi ad affrontare l'argomento. (..)
"Forse è proprio per questo che ti ha lasciato. Un po' di fantasia a letto non guasta mai."

"E' certo di stare bene?"
"Mi sta chiedendo se soffro di turbe psichiche? Mi fa piacere che qualcuno si pongo il problema, dopo 15 anni".

Ero deluso. Non ero riuscito a punire Ivana Stella ma solo a farla soffrire. Mi aveva tenuto testa e io invece mi ero reso ridicolo con quelle volgarità sul sesso.

Pag. 154
Raffaele va da Giorgia.

La verità era che Contin mi faceva pena. Ne avevo visti tanti di ergastolani impazzire di disperazione e lui era come loro. Condannato all'ergastolo del dolore. (...) Pagare al posto suo è il mio modo di risarcirlo per il male che gli ho fatto.

Non volevo essergli riconoscente ma non potevo negare a me stesso di essere quantomeno sollevato.

Oggi sono consapevole di aver ucciso due persone. Potevo evitare di farlo. Ma era mio pieno diritto scegliere se perdonare o meno. E non avevo perdonato nessuno. Nemmeno Beggiato. Lui pensava di avermi offerto una nuova possibilità di vita evitandomi il carcere. Magari pensava anche di aver compiuto un gesto nobile e di aver pareggiato i conti. Invece mi aveva risarcito, e solo in parte, di quello che mi aveva tolto.


Titolo: L' oscura immensità della morte
Autore: Massimo Carlotto
Editore: E/O (collana Tascabili e/o)
Periodo: 2005
Pagine: 183
Prezzo: € 8,00 - Sconto Iperspar -15% = € 6,80
Prezzo Emmaus € 2,00 però ho comperato 6 libri e mi ha fatto pagare € 8,00.. quindi l'ho pagato
€ 1,33periodico!!!!

Sunday, November 23, 2008

Nel Catalogo c'è Tutto


Mi ero appena presa una delle due ore di permesso che avevo vinto col direttore per essere riuscita a far spostare il gruppo dei belgi nell'altro hotel e me n'ero andata a prendermi un appuntamento all'usl per vedere se fare l'antimalarica o meno.
Avevo il biglietto 215 e la lista era a 180.. per cui, siccome mi avevano appena dato 10€ di mancia e avevo un po' di tempo prima che toccasse a me.. mi son fatta un giro alla feltrinelli.

cercavo il libro sulle tre famiglie superstiti al disastro nucleare che vengono sterminate da un coniglio rosa.. e, non trovando un commesso che mi potesse aiutare a cercare il titolo, ho buttato l'occhio su questo e me lo son presa.

mi mancavano (e mi mancano ancora perchè non so d0v'è finito) 50 pagine dell'altro libro, la parte più tenera, ma ho cominciato lo stesso a leggerlo.. e in due sere l'ho praticamente finito.
e' simpatico.. un libro veramente atipico ma molto, molto scorrevole.

L'ho finito in 3 sere.. ma in una notte si puo' finire..
come dicevo, libro atipico.. raccontando la sua vita di trentenne precario e lavoratore a progetto che quindi non può chiedere un mutuo per comprare una casa, gli affitti (di una camera!!) sono allucinanti, le uscite improbabili..
il racconto della sua vita è intervallato da consigli su come "sopravvivere" da single.. dove e come spendere meno (e magari tacchinare le altre single).. come stirare le camice, come fare le pulizie, come cucinare con gli avanzi, come realizzare un aperello o una cena intima.
Geniale la commessa del supermercato che "gli legge la spesa".
Ci sono anche un sacco di pagine "come lo fanno a...." in cui le stesse domande vengono fatte a ragezze e ragazzi che vivino nelle varie città del mondo: che lavoro fanno, che contratto hanno, quanto guadagnano, quanto spendono, cosa fanno la sera.

esilaranti le paginette con le domande fatte non so da chi, ma le risposte tutte sue.



Titolo: Nel catalogo c'è tutto. Per chi va o torna a vivere da solo
Autore: Gungui Francesco
Editore: Feltrinelli (collana Super Universale Econimica)
Periodo: 2008
Pagine: 250
Prezzo: € 10,00 (intero)


Wednesday, November 19, 2008

La Parte Più Tenerra


Preso a CdC perchè stava al 50%, l'ho iniziato praticamente subito (ne avrei altri che ho preso da più tempo, ma mi andava un tipo di lettura light).
La partenza è al fulmicotone, spassosissima, tanto che ridevo da sola nel letto quando lo leggevo..
Già a pagina 30 avevo smesso di ridere... ora sono alla 130 e non rido da un pezzo.

In pratica, è un autobiografia dell'autrice:
l'infanzia, con la madre (
la regina della muffa) che cucina qualsiasi cosa prossima alla scadenza (o già scaduta) ed avvelena così tutti quanti (tranne figlia e marito che hanno stomaci abituati a tutto), le nonne sprint e tutte le le domestiche strane ma bravissime in cuicina che passano per la famiglia.
Poi ci sono gli anni nel collegio canadese, il ritorno in patria 16enne e le serate a cucinare in casa sua per gli amici che poi collassano in divano.
l'esperienza nel campeggio francese e il college sfigato dove conosce Serafina e dove comincia con i sit-in e con le manifestazioni contro la guerra.

C'è il ritorno in patria, il lavoretto per mantenersi, la passione per la cucina che diventa lavoro, il tutto intervallato da ricette di cucina: torte delle mamme delle amiche, pollo fritto della zia, sformato al prosciutto (fatto con la carne di manzo stufata) della madre.

trattandosi di autobiografia, i dialoghi sono pochissimi e le pagine belle piene.. fortuna che ogni tanto ci son le ricette che mi fan girare in fretta una pagina.

La fine mi lascia un po' corta.. nel senso che è davvero smorzata a metà.. poi ho scoperto che ha pubblicato un altro libro che è un "ipotetico" continuo di questo.. non serve dire che non lo comprerò, vero??





Titolo: La parte più tenera
Autore: Reichl Ruth
Editore: Ponte delle Grazie
Periodo: 2002
Pagine: 303
Prezzo: € 15.00 (lo vendevano a € 5.00 a CdC.. fortuna che gliene ho dati solo € 2.50)

Sunday, November 16, 2008

Turno di Notte


Era in un angolino a CdC.. l'ho trovato solo perchè avevo visto la costa della copertina di un mondadori.. tra l'altro, credevo fosse un romanzo.
L'ho preso sulla fiducia, perchè mi era piaciuto molto il suo modo di scrivere e la sua delicatezza in "Morti senza nome".

Non è un romanzo, è una specie di diario postumo in cui lei racconta la sua esperienza di antropologa forense, le sue notti come volontaria al "sevizio violenze sessuali" di milano, i suoi interventi su molte scene di cronaca "famose" (dall'aereo contro il Pirellone, all'incendio alla camera iperbarica, al pazzo che sparò in strada a Rozzano.)
L'ho letto in due sere.. bellissimo.

Il libro è diviso un po' per "argomenti".
"
Scomparire di notte" parla della morte in culla, della morte nel sonno, ma anche della morte di coloro che sono privi di identità, invisibili alla società in quanto disperati o immigrati clandestini, come la famiglia di cinesi sterminata da un assassino che non fu mai scoperto, o quella di albanesi composta da 5 persone e portata via da un incendio.
"
Il buio dentro" affronta il tema del suicidio. Cristina ci racconta di come (statistiche alla mano) che decide di uccidersi il piu' delle volte lo fa in modo "eclatante" e particolarmente violento, buttandosi da palazzi o sotto ai treni, svenandosi o sparandosi al volto.. o quelli che prima di ammazzarsi, fanno fuori la famiglia o l'ex amata.
Ho trovato molto delicata questa sezione. Perchè comunque una persona che si toglie la vita è una sconfitta per l'uomo e per la società che l'accoglie (e che in questa accoglienza è venuta a mancare).
E' delicata quando scrive di come spesso, chi si suicida, lasci tutto in ordine.. come il particolare delle scarpe lasciate accostate da chi "esce dalla vita per sempre".
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Il male della notte" racconta di persone morte per mano altrui, come il caso di quella coppia della "milano bene" in cui lui fece a pezzi la fidanzata "che l'amava troppo".. o il caso di Edda.. una donna con problemi psichici che aveva un compagno con i suoi stessi problemi e che, in un momento di smarrimento, per farla smettere di urlare arriva a strangolarla. O la prostituta che voleva uscire dal giro perchè rimasta incinta, uccisa e sfregiata dal suo protettore perchè fosse di monito alle altre.
E ancora.. gli sbagli dei medici in sala operatoria, gli indicenti per la poca sicurezza sul lavoro, gli irresponsabili che guidano ubriachi e si schiantano contro la famigliola che se ne sta tornando pacifica verso casa.
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Crime Scena - CSI Bovisa"; qua Cristina ironizza un po' sul suo lavoro, partendo dalle buffonate che si vedono nelle serie tv dove la detective in tacchi a spillo individua con uno scarto di pochi minuti l'ora della morte della vittima (cosa invero molto più difficile e imprecisa), trovando nelle narici di questa un piccolo frammento di tessuto e scoprendo così, nel cuscino del divano li a fianco, l'arma del delitto.
Ci parla un po' meglio della sua professione, della figura dell'anatomopatologo, del suo rapporto con la polizia e la magistratura, dei sopralluoghi e dei protocolli da seguire ogni volta che si ha a che fare con un cadavere e con il luogo in cui viene trovato.
Chi è, come e quando è morto.
Rigor, livor e algor le prime regole per la diagnosi dell'epoca della morte.
La frustrazione che si prova quando non si riesce a "fare giustizia", quando le ricerche e le analisi non portano a nulla, quando è addirittura la legge ad impedire che chi ha sbagliato paghi il suo debito.
"
Violenze nascoste" parla ovviamente di stupri, l'attività criminosa che, più di ogni altra, si associa alla notte.
Violenze perpetrate da sconosciuti ma anche dal compagno di una vita, su donne, su bambini ma anche su uomini e anziani. Tutta la rosa di sentimenti provati dalle vittime: dalla vergogna (la prima e la più forte) alla rabbia, al disorientamento, allo stupore..
In "
Pensieri e perizie" Cristina si racconta e ci dice che è di notte, quando ha tempo e quando riesce a "fermare il cervello", che dubbi e frustrazioni si fanno sentire con maggior forza, quando si ha davanti tutta la brutalità della società, o quando ci si rende conto che non si è in grado di dare risposte.. come nel caso di bimbi piccoli con segni di fratture che potrebbero essere dovute alla botte dei genitori, ma anche ad un problema osseo difficile da diagnosticare. In questo caso c'è il rischio di accusare un adulto innocente.. ma c'è anche il rischio di rimandare a casa un piccolo e di ritrovarselo dopo qualche tempo sul tavolo anatomico.
Si parla ancora di pedofilia, di come si cerchi di stabilire l'età degli/le adolescenti che compaiono nei video pedopornografici, osservando i denti, i seni e tutte le altre caratteristiche morfologiche che possano aiutare a "datare" i protagonisti e stabilire se c'è reato o meno (cosa cmq difficilissima vista la scarsa qualità delle immagini e la prudenza sempre altissima di questi bastardi).
"
La notte del Duca" è il suo ritorno all'archeologia. Ci racconta di come uno storico fortemente convinto che il teschio in suo possesso fosse quello di Galeazzo Maria Sforza, Duca di Milano e fratello di Ludovico il Moro, le chiede di confermare questa teoria.
Studiando i segni sul teschio, confrontandosi con una studiosa medioevale e con genetisti, riesumando la salma della figlia del Galeazzo e confrontando i DNA, ricostruendo il volto seguendo le linee del teschio e paragonandole ai quadri d'epoca, la nostra è riuscita a stabilire che si, quel teschio era di Galeazzo.

Toccante, alla fine, l'elenco degli "sconosciuti" trovati a milano e ancora stazionari al Labanof dal febbraio 1995 al 2007, data di pubblicazione del libro.

-Frasette-
Mi chiedo come possa aver spinto un ragazzo a trucidare la fidanzata, come abbia potuto superare quella soglia che dovrebbe essere sacra a ogni individuo: il diritto di vivere dell'altro.

Pag. 9: le persone che arrivano al pronto soccorso, picchiate, violentate, uccise.

Anche lui dimenticato. Anche lui slittato via senza rumore nel silenzio della notte della propria solitudine.

Nella mia mente di bambina l'idea (di un suicida) s'incarnava (...) in una donna dall'aria malinconica, dai capelli lunghi e disordinati che, vestita di una tunica bianca, si trascinava verso un pozzo, e vi si lasciava cadere.
(...) mi era rimasto impresso il dettaglio di come la poveretta si fosse tolta le pantofole e le avesse lasciate in maniera estremamente ordinata a fianco del pozzo.
(...) come fa chi esce di casa... per sempre.

E' la vita stessa che, con il suo passare del tempo, ti istruisce, facendoti incontrare il dolore. Ed è la stessa sofferenza poi, se permane abbastanza a lungo e se la si lascia sola, ad indicarti una soluzione, per drastica che sia, che metta fine a tutto.

L'evoluzione ci ha regalato un cervello meraviglioso, capace di effettuare le acrobazie arzigogolate chi ci hanno permesso di comporre musica e di andare sulla luna. La moneta di scambio è la sofferenza.

...la gente si ferma per dire di Red "ma che bel cane!", ignorando del tutto il "mocio" Argo, in difesa del quale mi sento spesso ripetere "ma questo nero è intelligentissimo!"

Aveva un aspetto che esprimeva una dignità modesta, non altezzosa, di quella che si trova comunemente nei nostri vecchi: l'ordine e il bell'aspettto non per ipocrisia o per "tirarsela", na per rispetto ei confronti di se stessi e degli altri.

(l'aereo contro il Pirellone) Nessun disastro di massa. Due persone, e i loro cari, tuttavia, erano state investite dalla tragedia, poco importava che il numero delle vittime fosse limitato. Mentre un'altra famiglia forse provava vergogna e imbarazzo, e nutriva, come tutti noi, la speranza che il gesto del pilota non fosse stato volontario, ma accidentale.

Il delitto, ormai, è inflazionato. E viene quasi da pensare con timore che lo sia anche il valore della vita.

Cos'avrà pensato nel momento in cui capì che i colpi sferrati dalla persona che amava più di tutte non sarebbero cessati finchè lei non fosse morta?

Come tanti uomini mostrava, molto più delle donne, la sua preoccupazione e indignazione. Ho sempre notato questa tendenza nelle persone di sesso maschile: giovani, vecchi, militari, civili, come se volessero scusarsi di appartentere a quel genere: al genere dello stupratore.

Sorrideva. Il gonfiore violaceo delle palpebre di un occhio le impediva di aprirlo, il labbro inferiore era tumefatto, con croste rosso vivo. Era evidente il suo immenso dolore. Ma sorrideva. Non era un sorriso di convenienza, sembrava autentico. Forse di chi non ha capito la gravità della cosa; o di chi ha avuto tanta paura di morire ed è grato di essere vivo; o semplicemente di chi si sentiva finalmente curato, accudito.

E poi, quando gli aggressori sono in cinque, per poter portare a casa la pelle a volte è meglio abbandonarsi senza opporre troppe resistenze.

Pag 132-133 Lo stupro da delitto contro la morale diventa delitto contro la persona.


Titolo: Turno di notte
Autore: Cristina Cattaneo
Editore: Mondadori (collana Strade Blu)
Periodo: 2007
Pagine: 180
Prezzo: € 15,00 (5€ a CdC)

Tuesday, November 4, 2008

Ragionevoli Dubbi


ed eccolo di nuovo.. il mio Gianrico..
Avevo comperato questo libro, nell'edizione Noir de La Repubblica, appena tornata dalle ferie a Marina di Ravenna.. dopo che mi ero fulminata i primi due..
Non ho preso l'edizione sellerio.. ma va bene lo stesso..
Me lo sono voluta conservare per un po'.. e l'ho ritirato fuori l'altra sera, dopo aver riposto Spider in scansia..

Non è il migliore dei libri di Gianrico..
Tutto è contro Fabio, il cliente che Guerrieri deve difendere, finito in una trappola dalla quale sempre impossibile essere scagionati.
Guerrieri alla fine riesce a vincere e a far assolvere Fabio... ma mi è parsa un po' un'americanata.. il solito finale in cui, malgrado tutto sia contrario, l'eroe vince e rimane cmq solo, mentre gli altri godono i frutti delle sue fatiche.

Si comincia con Margherita che se ne va negli stati uniti per lavoro, lasciando Guerrieri da solo davanti alla decisione presa.
Guerrieri è un po' rintronato, l'autostima sotto i tacchi e una vita da riprogrammare. Al lavoro gli viene chiesto di prendere le difese di un tipo beccato al rientro da una vacanza in Montenegro con la macchina imbottita di cocaina. Il tipo (ovviamente) dice che la droga non è sua.
A chiedere al nostro di prendere la difesa del tipo, è la moglie giapponese di questi, Natsu.
E così scopriamo che il tipo è Fabio Rayban, ex bullo fascista che aveva riempito di botte il Guerrieri ragazzino con l'eskimo, che l'eskimo non se l'era tolto.
Intanto, l'intraprendente Natsu seduce il nostro Guerrieri, sempre più voglioso di amore e di famiglia (Natsu ha una bambina, figlia di Fabio); lo invita ad andare ad un suo rinfresco (fa la cuoca di sushi), lo invita a fare un giro, lo invita da lei. E lui va (ovviamente)
Intanto pero', non solo trombata la donna al suo cliente, ma lavora anche seriamente al suo caso, malgrado gli antichi rancori.
Grazie alle indagini di Tancredi, scopriamo che sul traghetto che riportava la famiglia in Italia, viaggiava anche un noto trafficante, e che l'avvocato che si era presentato per difendere Fabio (senza che nessuno l'avesse chiamato) ha contatti di "amicizia" con questo trafficante.
Guerrieri fa una cosa che "non si fa": cita a testimoniare questo avvocato, Macrì.
E insomma.. Guerrieri riesce ad insinuare nella giuria il "ragionevole dubbio" che il Fabio sian innocente e che sia stato raggirato, che davvero la droga ce l'abbiamo messa gli altri, che quell'avvocato che nessuna avevo chiamato (e che aveva avuto problemi di droga in gioventù) fosse stato mandato da qualcuno che voleva far recuperare almeno la macchina dove (forse) era stato installato un gps per tenere controllato il carico.
Fabio torna libero e torna in famiglia.
Guerrieri ha fatto il suo lavoro e ha perso l'amore.

-Frasette-
"Non vuoi sapere perché?"
Non lo volevo sapere il perché. O forse si, ma dissi di no lo stesso. Non volevo che mi scaricasse addosso le sue ragioni -che sicuramente erano ottime ragioni- alleggerendosi il cuore, o l'anima o dovunque le nostre colpe si vanno a posare. Io mi tenevo la mia, di sofferenza. Lei si teneva la sua.

Disse altre parole, con la voce incrinata. E però sembravano quello che erano. Scuse.

Calciatore dilettante e criminale professionista.

Tipico di voi fascisti: non siete capaci nemmeno di fare dignitosamente i criminali.

Capii molto chiaramente che volevo essere il suo giudice -e forse il suo boia- piuttosto che il suo avvocato.

Chissà se Natsu era parente - che ne so, la nipote- del Kawabata premio Nobel.
Un pensiero intelligentissimo, mi dissi.. Veramente intelligentissimo. Come se un giapponese, conoscendo un signor Rossi, si chiedesse: "Ah Rossi, chissà se è parente del motociclista."

Il succo di quegli appunti ruotava attorno ai poco giuridici concetti di "ricchionazzo, porco e ladro".

Plausibile Ipotesi Alternativa. Il problema era quello. E' sempre quello nei processi penali. Fornire una spiegazione alternativa, plausibile, alle prove offerte dall'accusa.

Disse una frase in siciliano stretto. Non capii bene le parole ma intuii che si trattava di valutazioni garbatamente critiche sul mio umorismo.

Gruppi di signore molto baribene madisinistra.

E magari baciarci, e accarezzarci e fare l'amore.
Dopo facciamo sempre in tempo a pentirci.

Confessare, anche a se stessi, i propri desideri -quelli veri- è pericoloso. Se sono realizzabili, e spesso lo sono, dichiararli ti mette di fronte alla paura di provarci. E dunque alla vigliaccheria. Allora preferisci non pensarci, o pensare che hai desideri impossibili, e che è da adulti non pensare alle cose impossibili.

Le cose esistono solo se hai le parole per chiamarle.

Ero stabilmente un disadattato, ormai. Mi ero garantito una stabile, mediocre infelicità, mi dissi. Immunizzato da una infelicità devastante in cambio di una insoddisfazione permanente e desideri inconfessabili. Poi pensai che facevo delle riflessioni banali, patetiche, e che mi autocommiseravao. IO ho sempre detestato quelli che si autocommiserano.
"Ma questo giovane è figlio di Marietta?"
"No mamma, il figlio di Marietta sta a Busto Arsizio. Questo è l'avvocato."
"E a chi è figlio?"
Le azioni intimidatorie del gruppo criminale consistevano in stenditura abusiva di bucato, detenzione abusiva di impianti stereofonici, atti immorali del geometra Fumarolo, che viveva solo e portava a casa donne, anche di sera. Una volta, incontrandolo in ascensore, gli aveva detto che doveva smetterla con quelle cose. Quello -come dargli torto- aveva risposto di non rompere i coglioni.
Fine della storia e inizio della discussione. "Voi cosa avreste fatto?"
... se davvero le piacevano gli avvocati dal passato dubbio e dal presente incerto.
... il suo fidanzato l'aveva appena lasciata e lei si ubriacava con determinazione e metodo.
Era uno con la personalità e il carisma di un calamaro...
Continuava a dire: "vero?" C'era il punto interrogativo, ma non era una domanda.
"Vada avanti avvocato, tenendo conto che (...) prima o poi vorremmo vedere le nostre famiglie."
"Sono sicuro che il difensore sarà capace di proporvi in modo suggestivo e seducente questa ricostruzione fantasiosa."

Titolo: Ragionevoli dubbi
Autore: Carofiglio Gianrico
Editore: Edizione speciale per il Gruppo Editoriale L'Espresso (2008)
Periodo: 2006
Pagine: 239
Prezzo:€ 7.90 più il prezzo del quotidiano (pagato € 4.50 a CdC)

Il Cammino di Santiago


Quando qualche mese fa s'era ventilata l'ipotesi di chiusura della baracca per restauri, m'ero fatta prendere dall'entusiasmo per la possibilità di avere finalmente del tempo da dedicare ad una bella vacanza lunga.. e (pensavo) perchè non farmi il Cammino di Santiago tutto in una botta???
e allora passa giorni a leggere i diari online di chi l'ha fatto, e scartabella alla feltrinelli se c'è qualche pubblicazione.. e ti pare che non finisco su Coelho??
Ora.. ammetto che sono sempre stata prevenuta su Coelho.. e che non l'ho mai voluto leggere per una stupida presa di posizione..
ho visto questa possibilità (che pare svanita, quella di fare il cammino) e l'ho voluta prendere come un segnale divino.. "adesso leggerò Coelho e scoprirò un mondo meraviglioso che non mi aspettavo e dal quale sono stata tenuta distante dalla mia stupida arroganza"...
be'.. non è andata così.. non mi si è aperto nessun mondo.. e (peggio) non mi si sta nemmeno chiudendo un libro.. visto che faccio una fatica boia ad arrivarci in fondo. Sono solo a pagina 98.. ne ho altre 130 circa.. ci arrivero', alla fine.. ma sarà stata una sofferenza..

Ammetto di non avere la SENSIBILITA' adatta.. ho letto di gente entusiasta a cui questo libro ha cambiato la vita.. ma forse era gente che aveva bisogno che la vita gli cambiasse..
Come per il Siddharta di H. Hesse.. credo che l'ETA' faccia la differenza.. quando lo lesse la Terroni, a 16 anni, ne rimase illuminata.. quando lo lessi io, a 24.. lo trovai di una noia mortale..
Era quello che temevo potesse succerdermi anche con questo di Coelho.. e si sta tristemente avverando.




Titolo: Il cammino di Santiago
Autore: Coelho Paulo
Editore: Bompiani (collana Letteraria)
Periodo: 2001
Pagine: 227
Prezzo: € 18,00 (l'ho cercato per mercatini come una pazza.. ovviamente, dopo due giorni che l'avevo comprato a prezzo pieno.. è arrivato al marcatino la versione col CD a € 8!!!!!! volevo prenderla per ripicca.. )

Wednesday, October 29, 2008

Spider


Era al mercatino e lo puntavo da un po', aspettando che andasse al 50%.
Poco prima che andasse al 50%, ne è arrivata una seconda copia.. brutto segno..
cioè, se fosse un bel libro, uno se lo terrebbe in casa, no?
Per ora ho letto un'ottantina di pagine e mi sembra carino.. ma son solo all'inizio e le parti si devono ancora definire bene..
vedremo.

1/11/08
l'ho appena finito.. ho aperto gli occhi alle 8 di mattina.. e non c'è stato verso di riaddormentarmi.. (quando comincerò a lavorare alla garçonier, me le scorderò queste belle mattine di lettura sotto la piega del piumo.. cmq...)
bah.. tutto sommato è un bel thriller.. il finale ha un bel ritmo serrato.. ma è piuttosto scontato: muore il cattivo, salvi all'ultimo secondo i buoni e la ragazza rapita, anche se tutti piuttosto malconci.
Avessi pagato il prezzo intero, 19 euri, forse mi sarei incazzata...


La storia viaggia su due binari: da un lato il killer ritornato in azione dopo 20 anni dal primo omicidio.. e dall'altra il poliziotto (o profiler, o psicologo, o ispettore.. non l'ho mai capito) che, non essendo riuscito a prendere il killer ed avendo avuto un crollo emotivo per questa cosa, si è ora ritirato in Italia con la famiglia, dove gestisce un Poggio nelle campagne senesi..
Il killer ricorda come seguì, avvicinò e uccise la sua prima vittima (detta Sugar, nome col quale poi chiamerà tutte le altre), e lo ricorda mentre pulisce il teschio di questa che ha trafugato al cimitero, per impacchettarlo e spedirlo allo sbirro..
Lo sbirro, Jack King, sebbene siano passati tre anni dalla famosa crisi che gli fece decidere per la svolta, ha (ovviamente) ancora incubi e paranoie e decide finalmente di andare dalla psicologa per affrontare i suoi demoni.
Viene pero' raggiunto da una poliziotta in tacchi a spillo, ambasciatrice di un ispettore italiano amico di Jack, tale Massimo. I due avevano lavorato assieme e tra loro c'è stima e rispetto.
Massimo chiede a Jack di leggere dei rapporti relativi all'omicidio di una ragazza livornese poichè il modus operandi E' quello del killer americano (corpo fatto a pezzi, pezzi chiusi dentro sacchetti, sacchetti buttati in mare da luoghi differenti).. Massimo è convinto che l'omicida sia l'americano e chiede aiuto a Jack.
Questi, tra le lacrime della moglie e mille perplessità (ovviamente) accetta., perchè è un poliziotto e perchè stare sui colli senesi lo frustra maggiormente che assistere al massacro quotidiano di gente innocente.. ma si sa.. è americano..
Intanto, negli States, il killer ha rapito una giovane prostituta russa: la tiene in cantina, legata ad un tavolaccio dove intende lasciarla a morire di fame, continuamente ripresa da varie telecamere .
Jack, dalle colline senesi va a Roma e con un pool di colleghi italiani comincia a studiare il caso, anche perchè, a 4 occhi, Massimo può rivelargli altri particolari dell'omicidio: l'assassino ha spedito alla polizia italiana la testa della ragazza livornese, nella cui bocca è stato trovato un biglietto di scherno scritto dal killer.
Nel frattempo, al Poggio arriva uno strano americano; è un ometto non più giovane che fa un sacco di domande ai dipendenti sui proprietari e che si sistemerà su un colle a fotografare l'interno della camera da letto dei cognugi King.
Per parecchio ci verrà fatto credere che si possa trattare di Spider, il serial killer, ma quasi alla fine l'autore ci dirà che è un innoquo, noto reporter americano di cronaca nera che voleva semplicemente fare un articolo sull'uomo che aveva dato la caccia al famoso omicida.
Mentre sono a Roma che sviluppano teorie, calcolano tempi e formulano ipotesi, Orsetta (l'ispettrice in tacchi a spillo) fa notare a Jack che forse E' lui l'anello di collegamento tra i due omicidi.. ma Jack nicchia.
In america, il direttore di una piccola emittente araba che trasmette notizie in lingua inglese, riceve una mail che gli dice di collegarsi ad un link e di inserire una password numerica. Appare così l'immagine della ragazza russa legata al tavolo.
Howie, l'ex collega di Jack che lavora ancora per l'FBI, chiama subito l'amico in Italia, gli dice che oltre a questo, hanno ricevuto per posta il teschio della prima vittima di Spider, e che il pacco era indizzato proprio a Jack, c/o FBI.
Jack abbocca come una carpa Coi, sale sul primo aereo per NewYork lsciando solo qualche biglietto e colleghi italiani ci rimangono parecchio male.
Analizza di la, ipotizza di su, trovano l'amica russa della ragazza che gli racconta di averla vista salire 6 giorni prima su una Hunday.. e ancora ipotesi psicologiche sul fatto che una prostituta si sarebbe allarmata se un cliente le avesse fatto fare troppa strada in auto (visto che non avrebbe potuto stordirla subito appena posato il culo sul sedile, no??) e circoscrivono il raggio d'azione a 10 km..
poi ipotizzano che il killer possa avere una casa di proprietà, e che se l'affitti da solo, alle sue false identità per depistare possibili controlli.. cosa che effettivamente è. (non ho capito perchè questo non poteva semplicemente essere proprietario di casa sua e farci quello che gli pareva.. ma vabbè..).
Ma cmq.. individuano una casa che da 15 anni viene affittata dall'unico proprietario sempre a uomini single. Ci siamo.
Jack arriva a bussare alla porta della vicina di casa di questa abitazione. La vecchietta gli dice che li abita da 15 anni sempre lo stesso uomo, che ha una Hunday (la cui targa è la famosa password numerica) e che non ci ha mai scambiato una parola. Mentre cerca di sbirciare dentro le finestre di quella casa, Jack riceve la telefonata di sua moglie.. ma al telefono c'è Spider.
L'assassino è in toscana, ha attirato prima il figlio e poi la moglie di Jack in una grotta che si era aperta vicino al loro casale. Il bimbo è immobilizzato e la madre è sedata e Spider vede tutti i movimenti di Jack sul portatile con collegamento wifi grazie alle varie telecamere sparse dentro e fuori la casa e glielo fa sapere.
Nel monologo classico degli assassini, Spider rivela a Jack perchè ce l'ha con lui e perchè intende sterminargli la famiglia: perchè Jack è il figlio del poliziotto che 30 anni prima aveva investito ed ucciso un pedone mentre arrivava a tutta velocità rispondendo ad una chimata di soccorso che si era poi rivelata falsa. Quel pedone era suo padre (di Spider), mentre la madre era morta qualche mese prima di cancro e il bambino si era ritrovato orfano; messo in un istituto, aveva imparato la violenza e l'arte di contraffare i documenti (!!!)...
Ora Spider vuole che Jack uccida la russa o lui ucciderà la moglie di Jack (che poi è ovvio che l'ammazza cmq...)
e insomma.. Jack arriva fino alla russa, la libera dai legacci e finge di ucciderla (ma in realtà è il sangue di una ferita alla mano che Jack si è autoinflitto quello che Spider vede); ebbro di gioia, Spider fa saltare la casa che aveva riempito di bombe, anche se Jack è veloce a buttarsi sotto il tavolo DA BONDAGE (giuro che è scritto così nel libro -pg 354-) e così si salvano.
In Italia invece, il bimbo riesce a scappare durante il monologo delirante di Spider; questi se ne accorge ma è troppo concetrato su Jack. Fuori dal tunnel il bimbo viene soccorso dal reporter americano che lo libera dal nastro adesivo e si incunea nella grotta a cercare la madre.
Spider ha un primo faccia a faccia nella grotta con Orsetta, che aveva fatto tenere sotto controllo il poggio e che aveva notato questa figura; ma l'uomo la colpisce con un colpo di mitraglietta e la lascia tramortita a terra (ferita ad una spalla); poi arriva il reporter che piazza 5 colpi nel corpo del killer con la pistola della poliziotta: uno in viso, due allo stomaco, uno in gola e uno al cuore.
Tre mesi dopo, americani e italiani son tutti li a festeggiare sulle colline senesi, insieme alla russa, salva per miracolo.

-Frasette-
A parte qualche sboronata sulle condizioni dei treni italiani, del traffico romano e della puntualità degli italiani che non riporto nemmeno (un po' son vere, e cmq non è stato nemmeno troppo cattivo).. l'unica carina è quando, alla fine, Jack riemerso dalle macerie chiede a Howie che ne è di Spider.
"ESTINTO COME IL DODO" è la risposta che mi ha fatta sbellicare.



Titolo: Spider
Autore: Michael Morley
Editore: Rizzoli
Periodo: 2007
Pagine: 368
Prezzo: € 19,00 (a CDC stava a € 9,00 ma ho esborsato la metà, € 4.50)

Wednesday, October 22, 2008

La Vita Secondo il Grande Lebowski


Quando, settimana scorsa, il direttore mi chiama per propormi di diventare la "padrona di casa" di quel piccolo hotel, il mio sguardo è caduto sull'inserto Donna di Repubblica che era sulla sua scrivania dove, in copertina, si leggeva di questa Lebowski Fest.
A fine riunione ho chiesto se potevo prendere la rivista, ed ho così scoperto che quelli che la organizzano dal 2002, l'hanno scorso col Drugo c'hanno pure fatto un libro.
Dopo qualche giorno, era a casa mia che dava un tono all'ambiente..


Titolo: La vita secondo il Grande Lebowski
Autore: Bill Green, Pen Peskoe, Will Russel, Scott Shuffitt
Editore: Sperling & Kupfer
Periodo: 2007
Pagine: 256
Prezzo: € 14,00 (con lo sconto del 20% offerto a tutti da feltrinelli per quel weekend, m'è costato € 11.80)

Come Sedurre la Cattolica sul Cammindo di Compostela


LIBRO DI MERDA
L'avevo addocchiato nella sezione comico-erotica della feltrinelli.. ma non l'avevo preso. Domenica sera sono uscita dal lavoro in bici e sono passata sempre alla feltrinelli per prendere il libro "la vita secondo il grande Lebowski"..
Ho scoperto che, fino a mezzanotte, applicavano uno sconto del 20% su tutti i libri, e allora sono andata a buttarlo in saccoccia..
mi son risparmiata il 20%.. ma potevo risparmiarmeli davvero tutti, quei soldi..
pensavo, confidando nel fatto che è un castelvecchi, che fosse un libro ironico e divertente.. sbagliavo pesantemente.

28/10/08
LIBRO DI MERDA.
L'ho finito qualche giorno fa.. Brutto, brutto, brutto che più brutto non si può.
L'autore è una persona cattiva, arrogante e presuntuosa.. si definisce "cinico", ma il cinismo è una cosa, la maleducazione e l'arroganza sono tutt'altro.
Per tutto il libro offende chiunque incontri: pellegrini o semplici camminatori, per lui son tutti degli idioti, dei frustrati, degli infelici. Non parliamo di come si esprime nei confronti delle donne (cattoliche o meno).
Cerca di passare per simpatico e scanzonato, ma è solo una persona piena di se' e maleducata.
A metà descrive anche la lezione morale che becca da una suora.. e alla fine ci mette pure la storia d'amore con la terza che s'era scopato durante questo suo esperimento, forse a dimostrare che non è "poi così cattivo".. solo che non bastano due passaggini rosei a compensare tutto lo schifo delle altre 190 pagine.
Non mi riferisco certo ai momenti erotici, che anzi ho trovato belli.. è l'atteggiamento arrogante con cui tratta TUTTE le persone che incontra (lettore compreso, al quale si rivolge come se fosse un ipocrita che spera solo di leggere di scopate) che me lo ha fatto giudicare come un brutto libro scritto da una pessima persona.

-Frasettine-
nessuna. le uniche che ho sottolineato son state quelle che mi hanno fatto incazzare maggiormente.. per cui evito di riproporle.


Titolo: Come sedurre la cattolica sul cammino di Compostela
Autore: Liebig Etienne
Editore: Castelvecchi (collana Le Navi)
Periodo: 2008
Pagine: 222
Prezzo: € 12,80 (pagato € 10,24 con lo sconto feltrinelli dovuto a non so cosa..)

Sputasangue


Mi era piaciuta tanto la copertina.. ma 6 euro mi parevano troppi..
poi, aspetta aspetta, è andato al 50%.
Tra l'altro.. mi accorgo solo ora, copiandola, che nell'angolo di sinistra c'è la figura di una donna.. ci ho messo 4 giorni a leggerlo.. e non l'avevo mai notata.

Il libro è bello.. un po' massiccio, con un linguaggio un po' "antico" e mille personaggi, anche i secondari, descritti fino allo sfinimento.. ma forse è questo il bello.. questo nominare persone con nome e cognome, seguito dal "detto" e tutta la storia del soprannome.. come Tullio detto Puzzola, perchè mangiava sempre cipolle.. o Giobatta Forconi detto Gambetta per via di una gamba zoppa che lo faceva andare via storto..
E sono belle tutte le descrizioni dei mestieri, dei lavori e della fatica che questi uomini facevano appena un secolo fa per riuscire a vivere..
giuro che quando l'ho iniziato, pensavo che sarebbe finito appoggiato da qualche parte, invece sono riuscita a finirlo in pochi giorni.

Siamo all'inizio del 1900 ed è la storia di Romualdo detto Berto, montanaro di Badi (vicino a Suviana, dove sono andata a camminare). Berto è un uomo di fatica, che si spacca la schiena con mille lavori tra campi e bestie di altri, per tirar su la sua casa e per mantenere la moglie Attilia, donna pratica e innamorata del suo uomo.
Un giorno che Berto è in campo che cerca di levar sassi dalla terra per renderlo coltivabile, trova un baule contenente monete, collane, anelli, croci e altri tesori.
Fatti dei sacchi, Berto riesce, con tre viaggi per i boschi, a portare tutto a casa.
L'Attilia si confessa col prete e gli chiede un consiglio.
Il consiglio del prete sarà quello di portare tutto in banca a Bologna.
Per questo tesoro, a Berto verrà aperto un conto corrente e gli verrà consegnato un libretto di risparmio di Lire 846.000.
Si salta al secolo prima.. con un uomo ferito che cerca riparo nel bosco. E' il Nero, bandito tra i più temuti dei monti tra l'emilia e la toscana. Assieme al fratello Orso, il Nero ha una storia annuale di rapine e soprusi ai danni sia di signori che di povera gente.
Mentre è ferito nel bosco, steso ai piedi di un albero a fianco ad un ruscello, vede avvicinarsi un prete; minacciandolo con un coltello, si fa medicare e si fa lasciare da questi un po' di cibo. E intanto l'autore ci racconta anche la storia di questo prete, che prete non è; si tratta infatti di un poveruomo scappato dalla miseria che, saputo che un piccolo paese sui monti era rimasto senza parroco, pensa bene di rubare una tonaca e di spacciarsi per il nuovo pastore di anime. Dopo pochi mesi in questo paesello, lo raggiunge una donna (e ci racconta la storia anche di questa e del suo matrimonio combinato dal quale scappava).
E ci racconta anche dell'altro fratello, dell'Orso e del patto che i due avevano fatto qualche tempo prima. Ormai noti e braccati in tutta la valle, i due fratelli decidono di spartirsi il tesoro e di andare ognuno nella direzione opposta all'altro. Si mettono d'accordo per ritrovarsi ogni tanto in un determinato posto, e di usare il verso della civetta come segnale per riconoscersi.
Ma il Nero è da parecchio che non ha notizie dell'Orso.. comincia a temere che il fratello sia morto, ed infatti è così; sbarbatosi e vestitosi anche lui da frate, l'Orso aveva raggiungo la casa di un signorotto presso il quale, con chiacchiere e amabilità, era riuscito a farsi ospitare per la notte con l'intenzione di derubarli. Sta preparando il colpo per la notte, quando la bimba del padrone gli vede le armi addosso e lo dice agli uomini di casa: padre, figli e braccianti irrompono in camera dell'Orso, lo disarmano e lo murano vivo in uno sgabuzzo della casa insieme alle sue armi, in modo da non destare sospetti...
Si ritorna ai giorni del Berto, al suo cominciare la vita da signore, acquistando una casa in centro a Badi che gli costa ben 12.000 lire.
Fa anche tornare la figlia al paese, che questa se n'era andata ragazzina in città a far la serva in casa di altri. Zelia ha 18 anni, è una ragazza bruttina, tozza e sgraziata, innamorata persa di Paolo, il garzone del fabbro.
Attilia chiede ad un tale di far conoscere i ragazzi, dicendo che riceverà una ricompensa se riuscirà a convincere Paolo a sposarsi la Zelia.
Il matrimonio si fa, malgrado Paolo non sia per nulla attratto dalla moglie.. ma dopo poco parte soldato. Tornerà shockato e passerà il tempo nei boschi o in casa a fissare il fuoco... e Zelia, sentendosi vedova, partirà di nuovo per la città.
Tornerà anni dopo accompagnata da un uomo che dice di amarla, ma che in realtà punta al tesoro del padre. Appena questi si accorgerà di quanto poco rimane di questo tesoro, leverà le tende di notte.. e Zelia poco a poco impazzirà, dandosi prima alla macchia nei boschi e poi sparendo per sempre.
Berto intanto, fa la conoscenza ("grazie" don Felicino) di un tale Zarri di Bologna.
Questi gli si presenta come grande studioso della valle e dei monti e gli mostra delle carte catastali. Zarri gli racconta che il padre aveva cercato per anni il tesoro che si erano spartiti i due banditi, e che il punto in cui Berto ha trovato il suo, era molto vicino ad uno dei punti indicati dal padre. Convince così Berto a comperare tutte le terre della zona dai contadini che ormai preferiscono andare a lavorare in città che ammazzarsi sui campi, e di prendere a lavorare quei pochi che rimangono sui monti pagandoli per cercare il tesoro.
Berto accetta.. ed ovviamente si brucia il capitale..
Altro salto al Nero.. che viene trovato ferito e condotto all'osteria dove anni prima aveva "violentato" la figlia dell'oste (virgolettato perchè questa gli si sarebbe data cmq). Rimasto con una figlia disonorata e un nipote bastardo, era stato proprio l'oste ad organizzare il manipolo di uomini che aveva stanato il Nero e l'aveva poi fatto condurre a Bologna dove venne poi torturato sulla piazza ed appeso a testa in giù fino alla morte.
Tornando ai tempi a Berto.. la coppia era tornata da qualche anno a vivere nella loro vecchia casa sul monte.. è il 1927 quando Berto muore, sbraitando la sua rabbia davanti alla chiesa alla volta del prete che gli ha fatto fare quello sciagurato contratto e sperperare il suo tesoro.. la Zelia è persa matta per i boschi.. l'Attilia vive da sola con un cane lupo nella sua vecchia casa, e solo un garzone va ogni tanto a trovarla e a portarle da mangiare.. la troverà un giorno, che si è lasciata morire nel suo letto, i capelli spazzolati e il sorriso sereno..

Sputasangue è lo "scutmai" di un vecchio minatore che si era ritirato a vivere sui monti dopo che 20 anni di miniera gli avevano distrutto i polmoni.. l'autore lo conosce causalmente un giorno che sta camminando nel bosco.. e poco a poco diventano amici..
Sputasangue muore due anni dopo questa conoscenza.. L'autore scrive che questa storia esiste anche grazie a Sputasangue.. che di cognome faceva Butelli.. come il Nero.

-frasette-
siccome all'inizio del libro c'è una cartina.. e poi c'è scritto che la riproduzione è vietata.. non sapendo se la cosa si riferisce alla cartina o al romanzo, io tengo il culo al caldo e non scrivo nulla.. ssssssssa mai...
(non erano cmq tante le cose sottolineate.. ma un paio erano belle davvero..)


Titolo: Sputasangue
Autore: Gabriele Cremonini
Editore: Pendragon
Collana: Linferno
Periodo: 2007
Pagine: 160
ISBN: 8883425332
Prezzo: € 13.50 (a CDC era a 6 euro.. l'ho puntato un sacco finchè è andato al 50%)

Tuesday, October 14, 2008

Hard



Bof.. immaginavo che non dovesse essere un gran che.. ma nemmeno così poco.
Sono quasi 200 pagine (e per ora ne ho lette 50) fitte fitte. Dialoghi zero e cmq inglobati nella storia, per cui non c'è una pagina che scorre veloce. O meglio.. è talmente blando come contenuto, che lo si legge veloce ma ha la capacità di lasciare indifferenti. E' un diario noioso di "ho fatto" "ha detto" "siamo andate".
Emozioni nessuna. Trasporto nullo. Coinvolgimento assente.

17/10/08
l'ho finito oggi per levarmelo dai maroni. davvero un brutto libro.
non brutto per l'argomento.. ma brutto perchè è davvero un libro insulso.
una curiosità: alla fine ho scoperto che l'autrice è una delle due attrici di Baise-moi.. ma non ho capito se è quella che si è suicidata (probabile) o l'altra.

questa è l'ultima di copertina, una manica di palle.. intervallato dai miei commenti in bordeaux tutte le palle che vi ho trovato:
«Giornale Paris Boum Boum. Rubrica casting: “Agenzia di casting cerca maggiorenni per girare un film. Anche debuttanti, annuncio serio. Telefonateci allo…”» Raffaela, diciotto anni e un’infanzia trascorsa nella banlieu parigina (dell'infanzia della protagonista non si parla mai, per tutto il libro), risponde all’annuncio. All’appuntamento le viene spiegato che si tratta di girare film porno: il guadagno è alto per poche ore di lavoro, e ci si può anche divertire. Lei accetta subito. È ancora vergine, non beve, non fuma e non fa uso di droghe, ma basteranno pochi anni per trasformare la ragazzina impacciata del primo appuntamento in una bambola alienata, stordita dall’alcol, disposta ad affrontare il sesso più estremo (sesso estremo un minchia. Raffaela si vanta di non esser mai scesa a compromessi, a differenza delle attrici dell'est che son disposte a penetrazioni multiple e a fisting doppi e tripli. la cosa più estrema che dice di aver fatto è appunto un fist a 4 mani -le sue e quelle di un'altra nell'ano di un tipo- ma di essersene spesso andata da set nei quali non si sentiva sicura o rispettata come donna, di non aver scopato con produttori per avere una parte, di essere una stimata per la sua puntualità e professionalità.). . Per quattro anni diventa prigioniera volontaria del cinema a luci rosse, scendendo a uno a uno i gradini della degradazione (prigioniera è una parola esagerata, spesso racconta di come si senta in famiglia, di come si divertano a stare tutti a cena assieme, con i dissapori e i sorrisi tipici di un gruppo di amici. In almeno due casi dice che la vita che fa le piace. In altri casi si lamenta, è vero, ma si lamenta del fatto che a volte in quell'ambiente manchi il rispetto per le donne, ma quando fa paragoni con i set americani dove le attrici sono delle star rispettate, vien quasi da pensare che se potesse andare in america ci andrebbe e continuerebbe a fare il porno. Ogni volta che racconta di telefonate che arrivano per proporle un set fotografico o un film, lei è felice di fare la valigia e partire e non rifiuta mai un lavoro.) , sino a quando, un giorno, riconosciuta per strada da due militari in licenza viene sequestrata e violentata brutalmente (la descrizione dello stupro è tutt'altro che brutale. Da donna lucida che vuole salvare la pelle e capisce la situazione, li lascia fare. Riesce a smontarli dicendogli "sono un'attrice porno, potrei avere l'aids e tu potresti essere morto." E questi si fan prendere male e la lasciano andare.). È a questo punto che Raffaela decide di abbandonare il cinema hard e di ricominciare tutto daccapo. (megaballa.. dopo lo stupro lei continua allegramente a girare film hard, a fare spettacoli e foto. A smettere ci penserà solo dopo tanto -praticamente le ultime due pagine del libro- dopo storie d'amore omosessuale con delle mezze matte e dopo che la sua amica Marie parte per l'america. Rimasta sola e un po' persa, si sbronza e comincia a cercare la coca.. e allora si, decide di smettere con tutto, non solo col porno). Con un linguaggio duro e spietato, Raffaela Anderson ci racconta la sua drammatica esperienza nel mondo squallido della pornografia, la sua discesa agli inferi e la voglia disperata di risalire, di raggiungere la vetta più ardita: la normalità.
(non ci racconta nulla di tutto questo. per 196 pagine fa solo un diario noioso di quello che fa. "mi chiamano per girare. faccio la valigia e parto. c'è una che mi sta antipatica ma giro lo stesso. finiamo le scene in un pomeriggio e torno a casa".. se questo è un linguaggio duro e spietato...........................)

-Frasette-
sono onesta.. è talmente insulso e banale che, benchè io abbia segnato alcuni passaggi.. non mi pare che nessuno sia rilevante e meriti di essere riportato. se ci ripenso.. butto giù qualcosa..



Titolo: Hard
Autore: Anderson Raffaëla
Editore: TEA (collana Teadue)
Periodo: 2006
Pagine: 197
Prezzo: € 7,80 (€ 3.50 a CdC)

Mentre Dorme il Pescecane



Avevo letto un articolo su di lei (credo) sul magazine del corriere o de la repubblica. L'avevano definita "l'autrice sardo-maso" (come lei stessa aveva definito uno dei personaggio del suo primo libro, questo). Quando avevo cercato la sua prima opera in via dei mille, mi avevano detto che non avevano nessuno dei suoi 3 libri. L'ho trovato esposto alla feltrinelli sotto le due torri il giorno che sono andata a prendere l'ultimo di Spadanuda.

La trama è piuttosto semplice, trattandosi delle avventure di questa famiglia sarda e di tutti gli elementi che la compongono. Per cui, onestamente, una gran trama non è che ci sia. Sono episodi familiari, narrati al presente e con toni quasi infantili dalla protagonista.
Un riassunto della trama sarebbe un po' inutile. Preferisco a questo punto parlare dei personaggi, ha più senso.

La protagonista:
credo che non venga mai chiamata per nome.
E' una ragazza di 18 anni.. ma la sua età non è così chiara. Non la si evince dal suo quotidiano (tant'è che ho spesso pensato che fosse una trentenne).
Vive quasi osservando la sua famiglia. Ha una storia con un uomo sposato "dai gusti perversi".. ma dopo aver trovato la "normalità" nel rapporto con un veterinario, è dal sardomaso che torna quando il moroso la tradisce. E ci torna a 4 zampe, portandogli il caffè tenendo il piattino con la bocca.

Il padre:
è una figura strana. Un uomo con una missione -il missionario, appunto- che sa prendersi cura del mondo ma non della sua famiglia. Scorbutico e scontroso (soprattutto con la nonna), definisce la spiaggia una Sodoma e Gomorra dove lui non andrà mai.. e invece ci va, quando nessuono lo vede, quando il maestrale è a 180 l'ora, quando piove o è lunedì.
Quando serve far vedere una figura paterna o un marito, lui risponde: non sono fatto per queste cose.
Mi hanno toccato il cuore le scene dove lui e la figlia fanno di tutto per preservare la madre dagli orrori del mondo..

La madre:
è uno scricciolino impaurito che vive nel suo mondo e che si nasconde dalle crudeltà del mondo. Il padre la fa smettere di lavorare in ufficio (perchè loro non hanno bisogno di soldi) e la lascia dipingere (salvo poi vendere i quadri della moglie alle sue amanti e dare il ricavato al terzo mondo).
E' adorabile quando viene corteggiata dal fidanzato della sorella, che la fa sentire come una ragazzina.. e insieme ballano il tango e parlano di colori.
E' lei che rispettando lune e orari, trasforma lo sgabuzzino in cima al palazzo in un giardino rigoglioso.
Ho trovato molto delicata la scena del libro con le foto dalle parti del mondo, che lei nasconde e tira fuori per sfogliarlo con la figlia.
Non mi aspettavo che si suicidasse.. e cmq anche qui, ho apprezzato tanto come l'autrice ha descritto il gesto, come una partenza.. con tantissima delicatezza.
Ogni volta che narra della madre, lo fa con una dolcezza infinita.

La nonna:
classica nonna sprint, di quelle che da contro al genero e che parla ad alta voce.
Per reazione alle cattiverie della guerra, da ragazza diventò comunista. Poi lesse dei crimini di Mao e di Stalin e si butto sulla chiesa. Inquisizioni e bigotte anche li. l'unica era la democrazia.
Spera continuamente che l'altra figlia (la zia) si metta con Mauro de Cortes, così a modo, così perfetto.. così inafferabile.
(meraviglioso il nonno che era stato nel campo di concentramento e ne era tornato "un po' nervoso")

Il fratello:
è un adolescente chiuso nel suo mondo di musica. Non ha fidanzatine, è vittima dei bulli. Il suo riscatto arriva solo col concerto dove darà dimostrazione delle sue doti.
Nonna dice che ha preso le cose peggiori dei genitori: il disagio dell'una e l'assenza dell'altro.

La zia:
sorella della madre della protagonista. Classica donna "tutta erogena". Tutti la vogliono, ma alla fine nessuno se la tiene. E lei vorrebbe tanto tenersi Mauro de Cortes, ma questi la sistema ogni volta tra la fine di una relazione e l'inizio di una nuova.
Il padre la prende in mezzo per la sua versatilità verso i suoi fidanzati del momento: se si mette con uno che fa equitazione, lei prende lezioni di equitazione, se si mette con un musicista, lei va a tutti i concerti.
E' splendida quando risolve tutti i suoi malumori e i suoi problemi con la frase "un calcio in culo ai problemi!"

Mauro de Cortes:
figura particolare nel libro. E' l'uomo che la zia vorrebbe sposare (e col quale convive per un po'). Ma lui non vuole la zia.
Ogni volta che si fa una famiglia e poi la lascia, lascia anche la casa e tutti i suoi averi.. fino a sistemarsi in un piccolissimo appartamento dal quale pero' si vede il mare.

Il SardoMaso
E' l'amante della protagonista.
Di lui non si sa nulla, se non che è sposato. E' un famolostranista che a volte le prende e a volte le da. Essendo sposato e non potendo uscire con lei sulla pubblica via, i due si trovano in casa e simulano tra le mura domestiche le realtà che vorrebbero vivere: una giornata al mare, un pomeriggio al museo...
Arriva ovviamente a commettere la cazzata che fa rischiare la vita di lei. E' brava l'autrice a non farlo percepire cmq mai come un demente o una figura negativa.. è solo un uomo.

un passaggio che ho adorato di questo libro è stato quando la protagonista parla del padre e della sua passione per aiutare il mondo.
quando dice che aveva sposato la madre per salvarla, e che ci è riuscito per quasi 20 anni.
E' stato molto bello percepire il fatto che la madre non si sia uccisa per solitudine o disagio insito nella famiglia, ma che invece, grazie alla famiglia, non si sia lasciata andare prima.
bello bello bello.



-Frasette-
In realtà la nostra non è affatto la famiglia Sevilla Mendoza. Siamo sardi, ne sono sicura, sin dal paleolitico superiore. E' mio padre che ci chiama così, con i due cognomi più comuni laggiù.
Ha viaggiato tanto e il suo mito è l'America, ma non quella del Nord, ricca e fortunata, quella del Sud, povera e sfigata.
Quando era ragazzo diceva che ci sarebbe tornato da solo o con la donna che avrebbe sposato, con cui avrebbe condiviso gli ideali e l'avventura di provare a salvare il mondo.
A mamma non ha mai chiesto di accompagnarlo.

A casa nostra ciascuno insegue qualcosa: mamma la bellezza, papà il Sud America, mio fratello la perfezione, zia un fidanzato.
Io scrivo storie, perchè quando il mondo di qua non mi piace, mi trasferisco nel mio e sto benissimo.


"Giurami che non vorrai mai avere una relazione sentimentale con me."
E io: "Lo giuro".

"Il mio viso. Ti piace il mio viso?"
"Con un culo così cosa me ne frega del viso?"

Nonna racconta che mamma è sempre sta un po' pallosa. (...) Si disperava e piangeva fino a quando i nonni, esausti, non gliele davano di santa ragione. Soltanto allora si addormentava.

I colori per lei sono importanti anche quando stende i panni. Ma penso che qui non si tratti di estetica. Per la biancheria di noi figli, usa sempre mollette verdi: la speranza. Per quella del letto suo e di papà quelle rosse: la passione. Ho notato che evita sempre le gialle, la disperazione, e quando le trova nei pacchetti già pronti mi accorgo che le fa sparire.

Mio fratello si chiede perchè in casa nostra, tranne lui, tutti abbiamo questa smania di raccontare i cazzi nostri.

Pag 30+31: il libro 365 giorni per la terra (tratto dolcissimo).

La storia dice che noi sardi non siamo marinai, che ci siamo ritirati nell'entroterra per paura dei saraceni, che infondo potevamo costuire una flotta e affrontarli, anzichè scappare sui monti.

Pag 37-38. Lui. passaggio s/m molto bello, in cui lui la educa ad essere irresistibile.

"Devi essere crudele: soltanto dopo che avrò ricevuto 100 frustate potrò ricevere il premio di scoparti."

Mauro è come il mare (..) ti accoglie, ma può fare benissimo a meno di te.

Papà una volta ha detto che l'unico scandalo è far sparire Dio dalle nostre parole e dalle nostre azioni.

Pag. 77-78 ancora s/m

Pag 89 Volare -il suicidio della madre-
Poi un giorno ha deciso di andarsene, secondo la sua idea di bellezza. (...) E' volata via con il pennello in mano. Per tutti è chiaro che ha avuto un capogiro e ha perso l'equilibrio. Ma perchè ha messo il suo vestito preferito? Perchè aveva i capelli appena lavati e profumati e in casa era tutto in ordine? non voleva che la nostra famiglia facesse una brutta figura?

Pag. 92-93-94 la lettera d'amore del dottore alla madre.
E con te le parole scorrono a fiumi, facili, giuste, senza fatica. COn le parole potrei portarti via e invece sto zitto.

"Mi fa pena perchè nella sua vita non ci sono più di tre ore di seguito con un uomo, né una notte, né una gita e tantomeno un viaggio. Lei certe cose sa che esistono perchè le ha viste nei film, o sentite nelle canzoni, o gliele hanno raccontate.

Allora la zia si è lanciata e gli ha rivelato che anche lei ha avuto un centinaio di relazioni tutte andate affanculo e anche lei non ha mai capito perchè, visto che dava il meglio di se stessa. (..) alla prossima persona amata avrebbero dato il peggio di se stessi e da questa avrebbero preteso lo stesso.

Dio stesso sembrava confuso e lei non sarebbe neppure più andata in chiesa né avrebbe più pregato. La guerra le aveva salvato il fidanzato e la pace le uccideva le figlie.

"E in casa non avete più tende!"
"Come?
"Dico che sei un tipo drammatico. Hai presente Eleonora Duse quando si attaccava alle tente tirandole con le braccia in alto e i capelli in faccia come te adesso?"

Come sono brutti i miei capelli , da quando lui non mi da più l'ordine di mettere il fermaglio...

.. perchè non mi sono preparata all'eventualità di vivere?

Come ho potuto vivere così: senza Dio, senza amore, senza storie da raccontare?

Quanto è stato più facile essere solo lo strumento sessuale di qualcuno che amava un'altra, che non fa parte della tua storia, è più semplice vivere fra le mura e guardare altrove in cartolina.

Niente di tutto questo mi placa l'anima. E neppure i giochi sessuali a cui lo spingo con i miei racconti del passato, quando gli chiedo di farmi male per punire la mia fame d'amore insaziabile. Quello che vorrei è quello che dice ai suoi cani e ai suoi gatti "Datemi le zampette che non ci separeremo mai. Mai"

E tutto perchè abbiamo troppa fame d'amore e non ci sazieremo mai.

Mi ero buttata a capofitto su questo amore dopo un quarto d'ora che lo conoscevo. Mi ero abbuffata come facevo quando lei cucinava i ravioli o le polpette, e avevo mangiato in fretta, tutto d'un fiato. Senza stile. Senza logica. Senza testa. E adesso vomitavo di dolore. Anche l'amore ha bisogno del suo tempo per essere digerito bene.

Nonna veniva a trovarci e continuava a chiedere alla figlia. "Ma tu, cosa gli hai fatto?" (si riferisce a Mauro che ha mollato di nuovo la zia)

Dalla merda dovevamo sempre toglierci da soli. Mentre io avrei voluto le istruzioni.

Non solo Dio non era stupido, ma semplicemente geniale.

"Puoi essere una geisha senza aver mai messo piede in Giappone".

"Sta zitta. Anche in punto di morte hai la logorrea."

Nonna dice che a lei basterebbe poco per essere felice: se mamma e nonno non fossero morti, se papà non partisse, se zia si fidanzasse, se mio fratello telefonasse da Parigi e ci raccontasse qualcosa, se io guarissi.. Se Dio volesse...

Parlava anche con le pietre e anche le pietre parlavano con lui. Voleva salvare il mondo, da rivoluzionario, da prete, chissà, e sembrava che avesse iniziato con quella strana creatura di mia madre. In fondo, c'era riuscito, per quasi un quarto di secolo l'aveva sottratta alla tempesta. Ma quando la tempesta arriva, può essere all'improvviso.


Titolo: Mentre dorme il pescecane
Autore: Agus Milena
Editore: Nottetempo (Collana Narrativa)
Dati: 2005
Pagine 171
Prezzo: € 13,00 (pagato intero da feltrinelli)