Tuesday, August 31, 2010

Tre Mani nel Buio


Un Eraldo Baldini arrivato il giorno prima..
L'avreste lasciato la?? Io no.. anche a prezzo "intero"..
3 romanzi brevi di crimini e violenza nella sonnacchiosa e tranquilla provincia...

-Una caldissima estate-
Miro e Luigi, due pescatori "goranti" che vanno in territorio ravennate a "fregare" le cozze dai piloni delle piattaforme metanifere. Il primo s'immerge con la muta mentre l'altro sta di vedetta sulla barca ed aspetta il raccolto.

Vengono trovati uccisi sul loro peschereccio. Luigi "sparato" e Miro annegato, a 15 mt di profondita. I due non erano nuovi alla guardia costiera ma sembra strano che due persone possano venire uccise per delle cozze.
Cmq è in quella direzione che De Rosa e Righetti indagano: le piattaforme sono in appalto al Ravesub, un consorzio di cooperative che fa la pulizia delle strutture tenendosi le cozze.
I mitili raccolti finiscono tutti allo stabulario per venire purificate (cosa che non succede ovviamente a quelle raccolte di frodo). Un controllo a Lagonero, il paese dei due, per scoprire che qualche giorno prima erano stati raggiunti da alcuni personaggi con cui avevano discusso e poi litigato. Questi poi se n'erano andati su un macchinone bianco.
Dall'autopsia intanto si scopre che i proiettili usati sono per armi molto potenti e il fatto che non ci siano bossoli in giro fa pensare a dei professionisti, più che a dei pescatori incazzati. Ma chi (e perchè) dovrebbe uccidere due poveracci che passavano la mattina in mare e il pomeriggio in uno schifo di bar?
(intanto qualcuno entra nello stabulario e lo sabota)
Gli alibi dei pescatori della zona vengono controllati e solo uno non ce l'ha. Mario Sintoni. Partigiano da ragazzo, pescatore da adulto. Una volta aveva tentato di affondare un'imbaracazione "avversaria" e, al sopraggiungere di un elicottero della finanza, aveva cercato di speronare anche quello. Ma Mario era anche l'unico uomo che aveva sfidato le onde di una burrasca per salvare l'equipaggio di una barchetta andata alla deriva sulla quale si trovava Righetti con la sua famiglia e tra i due era ovviamente nata una forte amicizia.
A lui il poliziotto chiede aiuto, ma Mario non vuole fare la spia ma gli racconta di aver visto i due ogni tanto al largo, in zone dove loro, senza reti, non avrebbero pescato nulla. E dice anche di aver visto dei grossi motoscafi che di certo non sono di turisti.
Un messaggio viene recapitato al Resto del Carlino: "in data 26 luglio abbiamo contaminato lo stabulario col virus dell'epatite A. I nostri due morti gridano vendetta". Sono passati solo 12 giorni.
Un sopralluogo allo stabulario per capire come sono andati i fatti. Va solo Righetti perchè De Rosa ha mal di pancia.. Lo riceve il direttore della struttura, assieme alla biologa. I due spiegano che le cozze vengono portate li dopo il raccolto e spegano dei vari controlli ai quali vengono sottoposte. Solo un giorno durante la settimana rimangono li durante la notte per essere consegnate la mattina seguente. Lo stabulario è stato sabotato proprio quella notte. Le cozze erano state controllate la sera prima risultando pulite e quini non vennero ricontrollate l'indomani.
Le due entrate del locale non risultano manomesse quindi i sospetti sono su una persona che conosceva orari e che, molto probabilmente, aveva le chiavi.
Ma le chiavi le hanno in 3: il direttore, la biologa e il vicedirettore che in quei giorni era in vacanza sulle dolomiti.
Andando al bar col direttore, i due uomini incontrano la moglie di quest'ultimo e Righetti nota lo smalto verde di lei.
Intanto Mario, che non sopporta di essere sospettato, si fa prestare la digitale dal nipote e va al largo. Torna con delle foto da mostrare a Righetti di un peschereccio di Lagonero e di uno scafo che l'accosta. Dal primo vengono calati grossi e pesanti involti. Non sembra trattarsi di contrabbando, visto che la "roba" parte e non arriva.
Ci sono i primi ricoveri per epatite e una ragazza non ce la fa. Tra gli infettati c'è anche Di Rosa. Righetti lo va a trovare all'ospedale e chiacchierando si convincono che a scatenare il virus non siano stati i "goranti" (che sono abituati ad affrontarsi direttamente con gli altri pescatori) ma una persona familiare allo stabulario che poteva disporre anche di materiale infettato dal virus. Per saperne di più sull'epatite, Righetti va a parlare col primario dell'ospedale che gli spiega che bastavano delle feci di un malato di epatite ad infettare lo stabulario e le cozze.
Mentre è li, Righetti riconsce dallo smalto la moglie del direttore dello stabulario e il primario gli dice che la donna lavora li nel laboratorio analisi.
E parlando con il vicedirettore invece scopre che la moglie dalle unghie verdi è gelosa e crede che il marito abbia una storia con la biologa.
In conclusione: con l'aiuto di Mario e altri pescatori con le loro barche, le forze dell'ordine riescono a fermare il peschereccio e il motoscafo e a scoprire un "contrabbando" dall'Italia verso l'Albania e la Jugoslavia di pezzi di ricambio per elaborare i motoscafi e renderli dei missili (mi pare di aver capito così, eh???).
Lo stabulario l'aveva sabotato la moglie del direttore prendeno del materiale infetto dal suo laboratorio. Voleva punire il marito per il tradimento. Righetti la fa confessare con un bluf, dicendole che il marito avrà guai seri in quanto responsabile dello stabulario e lei alla fine ammettere di essere la colpevole.

-Frasettine-
"Minià, ma a te ti fa schifo vivere?"
"Perché, ispettore?"
"Perché se un altro essere umano qualsiasi fumasse e bevesse caffè quanto te, sarebbe già morto da un pezzo, e se fosse vivo lo farebbero vedere come meraviglia in un circo, ecco perchè."

Ma da dietro spuntano due orecchie a sventola e una bandana, e quando Pantani sorpassa il tedesco, il bar si trasforma in una bolgia di urla selvagge. (...)
"Che bello essere romagnoli, eh amico?" gli grida un ragazzo.
"Eccome!" urla Righetti, che è di Cuneo.

(Mario) si era distinto per irruenza (tanto per usare un eufemismo: aveva rotto una sedia in testa ad un avversario, e poi coi pugni ne aveva mandati in ospedale altri tre)

(sempre Mario) Venne fermato, trattenuto, denunciato, diffidato, e per tutta risposta qualche giorno dopo, tanto per mettere in chiaro che di paura lui non ne aveva proprio, si era messo a pescare a strascico tra le dighe del porto, davanti ale casermette della capitaneria, della Finanza e della polizia, infangendo come minimo venti leggi.

L'Alcool disinfetta.


-Un trapano in testa-
L'ispettore Cardona si è trasferito dal sul a Ravenna, portandosi appresso madre e sorella che vivono assieme, ma non a lui.
Livia, 19 anni e animo che si ribella ad una madre troppo presente ed apprensiva, ogni tanto sparisce e non torna la notte; spetta allora al fratello andarla a cercare (su richiesta della madre). L'ispettore soffre anche di atroci emicranie, di quelle che si fanno anticipare da un'aura di malesseri mati e che gli spaccano letteralmente in due la testa.
Ha appena recuperato la sorella e si è appena messo a letto quando viene chiamato per un omicidio: "una tipa ha trovato il suo fidanzato morto. Morto ammazzato".
Infatti il tipo, piccoli precedenti per spaccio, è riverso in salotto, la testa trapassata da orecchio ad orecchio molto presumibilmente da un trapano.
Nel casino della stanza, delle orme di sangue nr. 41, che arrivano fino alla porta di casa per poi sparire.
Cardona pensa che un comportamento del genere potrebbe averlo tenuto un abitante della palazzina e li fa interrogare tutti. Un'insegnante mezza matta, una coppia di 70enni, una famiglia con due bambini, un'anziana signora in un appartamento e la figlia sempre via nell'altro, lo studio di design di un giovane che è li solo durante il giorno x lavoro visto che vive coi genitori.
Mentre le indagini prendono la via della droga, Cardona si convince che possa centrare uno degli inquilini. Inizialmetne si fissa sulla prof mezza matta.. poi pero' le indagini lo portano a seguire Luigi Pagnin, il giovane desiner.
Dopo qualche tempo viene trovato il corpo di un'anziana donna, uccisa sempre nella sua abitazione: ha lei, l'assassino ha piantato la punta del trapano nel naso. La donna è vicina di casa dei genitori del Pagnin. O meglio, il suo orto, quello dove lei coltiva rose e fiori, poco lontano da casa, è sotto le finestre dell'abitazione della famigia. Cardona lo scopre leggendo il biglietto di condoglianze inviato al figlio della vittima da questi.
Si fa una ricerca sul territorio nazionale e si scoprono altre due persone sulle quali l'omicida ha inferito con un trapano. Una di queste ha avuto dei testimoni, l'altra si tratta di un giovane architetto gay trovato cadavere nella sua cascina nel senese, con gli occhi trapanati. Il ragazzo era amico del Pagnin, avevano studiato insieme a Firenze.
Manca pero' il movente. E lo trova Cardona durante uno dei suoi mal di testa, quando dice che gli pare di avere un trapano in testa.
Da una conversazione col Pagnin aveva saputo che anche il giovane soffriva di tremende emicranie periodiche (come quelle di Cardona) e che era in cura presso vari dottoroni ma che aveva smesso di prendere le medicine.
Gli omicidi erano stati la conseguenza di una scocomerata durante il picco di queste emicranie. Iniziato con il toscano che lo stava ospitando e che gli era piombato nella stanza buia per farselo, accendendo la luce proprio durante il picco dell'emicrania, Pagnin era "impazzito", aveva gettato la lampada a terra, colpito l'amico e l'aveva poi "punito" trapanandogli gli occhi.
Il piccolo spacciatore era invece uno che teneva sempre lo stereo a palla e al quale vennero trapanate le orecchie, mentre l'anziana lo stordiva con i profumi dei suoi fiori. (tutti e tre, inconsapevolmente).
Quando gli sbirri vanno a prenderlo a casa, Pagnin si rifugia in cantina e si punta il trapano alla gola.. ma uno di loro va a staccare la corrente e riscono così a prenderlo.
Cardona e la sorella vanno a farsi una birra assieme.

-frasettine-
Nessuna

-Qualcuno nel buio-
Livia, la sorella di Cardona, accetta di farsi curare per la depressione e di andare in un piccolo centro religioso a Sant'Andrea dove alcune suore gestiscono un asilo.

La distanza dalla madre, le medicine e il contatto coi piccoli iniziano ad avere i loro effetti positivi ma, un giorno durante una passeggiata, Livia trova il cadavere di una ragazza uccisa nel boschetto poco distantande dal suo rifugio.
Arrivano Cadorna e Righetti ad indagare. Strangolamento è la causa della morte ma strani lividi sul collo rendono poco chiaro con cosa sia stata uccisa.
La ragazza è una diciannovenne del paese. La madre era morta qualche anno prima e lei viveva col fratellino e il padre in paese. Federico, il piccolo di 5 anni, è sordomuto ed ha un conseguente lieve ritardo mentale.
L'omicidio era appena successo quando Livia era arrivata e lei, ad un certo punto, ha un flass: una veste nera che scappa. Livia è convinta di aver visto il parroco del paese allontanarsi da li.
Interrogato, il preto dice di non c'entrare nulla con l'omicidio della ragazza, che lei gli aveva chiesto un appuntamento per aveva bisogno di parlargli di una cosa importante ma che quando lui era arrivato sul posto l'aveva trovata a terra e per paura se l'era data. E, no, non aveva idea di cosa volesse dirgli la ragazza.
I due sbirri "sentono" che l'uomo è immocente ma che sa di più di quello che dice. Pensano di lasciarlo cuocere nel suo brodo ancora una notte per poi ri-interrogarlo.
Quando il prete col fratello sacrestano passano dietro la chiesa, Livia che è li col piccolo Federico sente il piccolo irridigidirsi.
L'indomani però il prete viene trovato morto impiccato. Il medico ci mette un secondo a scoprire che l'uomo è stato ucciso e che il tutto è una simulazione mal riuscita, opera di un omicida improvvisato.
Le indagini intanto proseguono sulla famiglia: la vittima era una ragazza tranquilla, senza grilli per la testa che si occupava del fratellino dopo la morde della madre.
Il padre è un po' irruento, sbevazza un po' ma, a parte una multa per aver guidato sbronzo. Interrogato, l'uomo nicchia, dice che da quando è vedovo fatica a stare in casa, che spesso prende l'auto e gira a vuoto e non si sa dove fosse mentre gli ammazzavano la figlia.
Mentre Righetti, de Rosa e Cardona sono chini sui tabulati e rapporti, una chiamata li avvisa che il prete è stato trovato morto impiccato. Il medico pero' ci mette un secondo a scoprire che l'uomo è stato assassinato e che il tutto è una simulazione mal riuscita, opera di un omicida improvvisato.
Il sacrestano, che ha trovato il corpo del fratello, sclera ed ammette di sapere chi è stato. Dice di essersi deciso solo ora a parlare perchè facendolo commetterà peccato: accusa il padre della ragazza di averla molestata. Racconta che questa l'aveva confessato al fratello, che si era a sua volta confessato con lui e ora ci sono due morti.
Intanto Livia scopre un disegno di Federico in cui si vede una figura femminile a terra, una maschile in piedi e un bambino poco distante.
La ragazza stacca una foto del prete dalle epigrafi, ne recupera una del padre del bimbo e ne scatta una al sacrestano: alla fine il piccolo indicherà quest'ultimo come la figura in piedi nel disegno.
Il padre di Angela alla fine si sbottona con gli investigatori: la sera in cui la figlia veniva uccisa, lui era con una prostituta, una ragazza russa con cui va abitualmente.
Gli sbirri si mettono sulle sue tracce e dopo qualche giorno la trovano. Lei conferma l'alibi dell'uomo e arrivano anche in tempo per salvare Livia che intanto si era intrufolata nella canonica ed aveva trovato il rosario con cui il sacrestano aveva strangolato la ragazza. Era lui ad aver stuprato la giovane aggredendola mentre faceva una passeggiata nel bosco col fratellino, era lui che aveva sentito il fratello al telefono con la ragazza e che era arrivato per primo all'appuntamento per ucciderla.. e che arriva ad uccidere anche il fratello che, preso dai rimorsi, lo vuole denunciare.
Caso chiuso. Livia decide di stare ancora dalle suore.

-Frasettine-

nessuna



Titolo: Tre mani nel buio
Autore: Eraldo Baldini
Editore: Sperling & Kupfer (collana Paperback)
Periodo: 2001
Pagine: 258
Prezzo: Lire 16.000/€ 8.26 (4€ a CdC)

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